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mercoledì 11 maggio 2016

Letture - 257

letterautore

Céline – Il “Viaggio” vuole “lirico”. Delle critiche che seguirono la pubblicazione nel 1932, entusiaste o irritate, scrisse a Erika Irrgang: “I francesi non sono lirici”. Non sono musicali cioè. Scriveva e riscriveva come un compositore, per temi, movimenti, intervalli, toni, semitoni.

Amato da molte donne. Da Evelyne Pollet, per esempio, scrittrice belga molto per bene, sposata con prole. Autrice della recensione del “Viaggio” che più gli era piaciuta, fu la corrispondente con la quale Céline ebbe più incontri, dieci censiti tra il 1933 e il 1941. Subito dopo, 1941-1942, Pollet ne aveva scritto il romanzo, “Rencontres”, poi pubblicato come “Escaliers” – avrebbe dovuto pubblicarlo Denoël, l’editore di Céline, nel 1943, ma come al solito non lo fece (lo pubblicherà La Renaissance du Livre, Bruxelles, nel 1956). A Céline sembrava chiedere solo appoggio editoriale per i suoi romanzi, e invece ne fu molto innamorata. Morta centenaria nel 2005, nel 1958 gli dedicava una dichiarazione d’amore in versi, modesti – anche di cattivo augurio – ma inequivocabili, che farà pubblicare nel 1987 nel volume “Tout Céline, 4”, a Liegi. Le prime strofe:
“Eccoti vecchio. E io non ti ho detto che ti amavo.
Non ti ho detto nulla, nulla ho detto di strano,
Né allora né più tardi. Mai non confessavo….

Stai per morire, e non sarò al tuo capezzale,
A spiare il tuo ultimo sguardo di umano
I tuoi occhi di morto aprirsi al soprannaturale…”

È “celiniano” (maledetto) anche per la corrispondenza. Che ebbe copiosa ma non si raccoglie e si pubblica criticamente, solo per segmenti. Il primo e più famoso dei quali è quello alle amiche di letto. Sconveniente con quasi tutte, anzi oltraggiosamente - benché sempre con dedizione e ascolto. Le quali però le hanno pubblicate. Le hanno conservate, e va bene, Céline era già scrittore di successo. Ma poi le hanno pubblicate, dopo lo scandalo del collaborazionismo. Non per vendetta. Come se volessero dargli ragione, nella sua furia contro la condizione umana.- il “popò” era la sola alterativa alla disperazione.
 .
Ha molti fan e pochi studiosi. Anche la biografia, che pure è pubblica, una sorta di quaderno squadernato, per la fitta corrispondenza, i numerosi interventi, i tanti testimoni ancora disponibili qualche decennio fa, e familiari non simpatetici, è carente. Forse per il peso della stessa biografia – il peso eccessivo sull’opera. Che però è abbastanza lineare. Più probabilmente per l’indicibile, Céline essendo parte di tanta storia che ancora non si fa, non spassionata: l’antisemitismo (di uno che amava e commiserava gli ebrei che conosceva), il nazismo (di uno che ha sempre temuto Hitler, non amava la Germania, e se fu qualcosa fu nazionalista), il pacifismo (di uno che ha combattuto la prima e a suo modo anche la seconda guerra).

Classifiche – Non è raro, anche da lettori onnivori, non trovare nessun interesse nelle classifiche dei libri più venduti. Non solo di quelli pratici, di cucina, bellezza, salute, fitness, viaggi, ma anche di  saggistica e di narrativa. O c’è da meravigliarsi che saggistica e narrativa tengano ancora qualche posizione nella hit parade?

A che serve la classifica dei libri più venduti? A che serve pubblicarla con risalto ogni giorno o settimana? Quasi ovunque in sostituzione delle recensione, le critiche, le opinioni argomentate.
Tanto più che il libro si può dire “venduto” con mille artifici, di comunicazione (“tre edizioni in un giorno” etc.) e anche contabili – quasi sempre il più venduto è quello che l’editore ha deciso che sia il più venduto, i rendiconti delle vendite sono sempre molto più sottili, come inevitabilmente scopriranno gli autori. Ma come tecnica di vendita non è un harakiri, poiché esclude i tanti altri prodotti che gli stessi editori pur si devono o vogliono  ingegnare di produrre?

Editoria  - Sempre più si riduce a moltiplicare gli echi degli echi, anche quella libraria. La sua natura di mediatrice avvoltola ora nella melassa della “rete”, anonima e approssimata. Magari eretta a nuova “saggezza popolare”, con tutti i vizi di quella, e nessuna delle virtù, durata, costanza, mitologia, psicologia collettiva.
L’editoria è un tipico mercato (industria) dell’intermediazione. Ma dal piccolo (riflettuto, forbito, concentrato) al grande (approssimato o generico, e coloristico). Se copia il grande, l’indistinto, si dissolve: non ha più una funzione. Si può anche dirla un mercato anomalo: nessun altro “settore” si caratterizza a tale grado d’intermediazione. Ma con una funzione ormai millenaria, risalendo a  ben prima della stampa.
La natura anomala e di mercato dell’intermediazione amplifica e dissolve: il libro e il giornale fai-da-te a questo punto hanno solo un problema commerciale, di accesso o sbocco, ma come prodotti sono già sostitutivi, dei buoni surrogati – visto anche il livello scadente al quale giornali e libri si vogliono proporre.

Hitler – Si direbbe più vivo che mai. Esecrato naturalmente, ma non accantonato. Si fanno pellegrinaggi ora alla casa natale. Si riedita “Mein Kampf” - non a larga diffusione, si dice, ma per studiarlo, e non è peggio, cioè un di più? E Cattelan ci fa la quotazione record, che d’un colpo raddoppia: il suo “prezzo massimo” precedente era di otto milioni di dollari, per un proprio busto, con “Him” ha totalizzato più del doppio, 17 milioni: un Hitler in ginocchio che prega, lo sguardo al cielo, gli occhi umidi – mancano solo le mani giunte. In cinque minuti. Ribaltando un’asta intitolata “Bound to fail”, destinata a fallire. Inquietante, dice l’artista: il suo manichino visto da dietro è un bambino, la faccia invece è di Hitler.

Letteratura – Non una bella parola – in -ura non lo sono, quando sono verbali: sanno di verbo deteriorato, e ciò vale pure per lettura e per scrittura. Ma ha da fare di più con la lettura o con le lettere (la scrittura)? Essendo (volendosi) preziosa, oggi che tutti scriviamo dovrebbe connettersi più con la lettura – il pregio va con la scarsità, meglio con la rarità.

Shakespeare – È celebrato in musica in Italia. E in Italia soprattutto da Verdi – per la ricorrenza da Muti a Chicago. Con le tre grandi opere, “Macbeth”, “Otello” e “Falstaff” (“Le allegre comari di Windsor”, musicate da Verdi dopo Salieri). Dopo Rossini, che fece “Otello” nel 1816, subito dopo “Il barbiere di Siviglia”, Mercadante, “Amleto”, Bellini, “I Capuleti e i Montecchi”, 1830.
Il debutto di Shakespeare in musica avvenne con Purcell, “The fairy Queen”, l’opera tratta dal “Sogno di una notte di mezza estate”. Ma senza seguito. La riscoperta avvenne con il Romanticismo. In Germania, sempre col “Sogno”, “Ein Sommernachtstraum”, di Mendelssohn-Bartholdy. E soprattutto in Italia. Dove già prima aveva dato la traccia a molte composizione, tra esse un “Amleto” di Domenico Scarlatti, 1715. L’influenza romantica perdurò, almeno in Italia, fino a Malipiero: “Giulio Cesare” (1936), “Antonio e Cleopatra” (1938).
Altrove ha ispirato musiche sparse: di Liszt, Gounod, la sinfonia drammatica di Berlioz, il poema sinfonico di Chaikovsky, e il balletto di Prokofiev, oltre a numerose ouvertures intitolate a sue opere, specie “Romeo e Giulietta”, “Amleto” e  “la Tempesta”. Di Elgar, Sullivan, Castelnuovo-Tedesco, Schumann (“Giulio Cesare”), Dvorak (“Otello”), Debussy, Fauré, Smetana, Sibelius, Honegger, Zafred, Shostakovic, Milhaud, Henze. Nonché alcui Lieder di Richard Strauss.

Non ha ispirato canzonette, e questo è strano – la musica leggera è cannibalica. Ma sì molto jazz. Non molto, ma raffinato. Duke Ellington, per esempio, “Timon of Athens”, e anche la suite “Such Sweet Thunder”.Nel film “All Night Long” di Basil Dearden, 1962, ispirato all’“Otello”, si esibivano Charlie Mingus e Dave Brubeck..

Viaggio – Si viaggia, nei libri, verso Sud. Da Oltralpe verso l’Italia, o la Grecia, la Tunisia, l’Egitto…. E non viceversa. E all’interno dell’Italia sempre a Sud. Stranieri e polentoni viaggiano al Sud d’Italia, i terroni non viaggiano al Nord, né gli italiani viaggiano Oltralpe, ne scrivono cioè. È il libro di viaggio opera nordista? È il Sud il luogo del colore e del folklore? Forse non lo è, anzi non può esserlo, ma è come se: il Sud non fuoriesce dal colore e il folklore.

letterautore@antiit.eu 

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