Amicizia
– Apre al
futuro santo Agostino, che si ritrova a riflettere sotto il pero a Milano, le
soddisfazioni più profonde. In questo senso: “Conversare e ridere in comune,
scambiarsi favori, leggere insieme libri
ben scritti, essere insieme piacevoli e insieme seri, essere talvolta in
disaccordo senza animosità, come si è con se stessi… Fare di queste manifestazioni
e altre di questo genere, insorte dal cuore delle persone che amano e che si
amano, espresse dal viso, dalla lingua, dagli occhi, da mille gesti attraenti, farne
come gli alimenti di un focolare, in cui le anime fondono insieme, e di diverse
non ne fanno che una”.
Camilleri – È tutto colore. Una lettura
che i film di Sironi accentuano, ma che è anche della sua verve linguistica e
narrativa. Anche nelle prose storicizzabili, di persone e eventi: è il tipo “Tuttomio”,
dell’aneddoto che si ricorda o celebra al circolo con gli amici. Ma su un’immagine
della Sicilia attraente, molto. In controtendenza con la Sicilia abietta dei
siciliani, e quindi tanto più apprezzabile.
Per una verve narrativa
incontenibile. Deviata, s’indovina, poco aderente alla realtà, ma capace di
verità più robuste, quelle che s’imprimono nella memoria del lettore.
Céline – Paranoico? È più che possibile:
dopo il “Viaggio” vede complotti ovunque. Il successo non riuscì ad apprezzare,
e quasi subito si disperse in recriminazioni, a partire dal mancato premio
Goncourt. Si può essere infelici per un mancato Goncourt? No. Ma se si è
infelici?
Col “Viaggio”, o
più semplicemente “all’età” del “Viaggio”, e della successiva intrapresa di “Morte
a credito”, pieno di acrimonie, un rovesciamento netto si produce rispetto al
precedente Louis-Fedinand: un compagnone, in guerra, in Africa e a Londra, disinvolto
medico di guerra, da reduce, sposato
Follet, beniamino della Rockefeller Foundation.
Mistico e cronista
lo ricorda invece il diplomatico Paul Del Perugia – un altro nato a Hanoi, come
Duras. In un suo “Céline”, che è il libro forse migliore sullo scrittore, pubblicato
trent’anni fa e subito scomparso. Scrittore lo dice di “vedute interiori,
inesorabilmente legate al Tempo e allo Spazio da lui vissuti”, di cui si voleva
cronista incensurato come Joiville e Froissart, “in tutta modestia”.
Del Perugia
tralascia di proposito l’antisemitismo: all’epoca i libelli antisemiti non si
potevano nemmeno leggere. Limitandosi a dire che Céline riflette anche in
questo il suo tempo. Ma sul rapporto intimo che Céline ebbe con la giovanissima
Monika Irrgang postula in ampia trattazione un senso forte del tabù dell’incesto,
di un rapporto padre-figlia. Monika era ebrea, conosciuta da Céline per tale.
U.
Eco –
Specialista si è voluto di quella che Sainte Beuve chiamava “letteratura
industriale – Dumas, Sue. Con gli aggiornamenti televisivi.
Kant
– Anche come
filologo, oltre che come antropologo, non c’è male: si divertiva, è da
presumere. In nota all’accurato saggio “La fine di tute le cose”, fa derivare parole
fondamentali dello zoroastrismo, il bene, Ormuzd, e il male, Ahriman, dal
tedesco. Da Godeman, “(termine che sembra essere racchiuso anche nel nome Darius Codomannus)” e da “arge Mann”, uomo
malvagio. Codomannus è il soprannome di Dario III, il re di Persia sconfitto da
Alessandro Magno.
Non
c’era ancora l’università anglo-germanica di Gottinga, con l’invenzione dell’arianesimo,
o ario-germanesimo – cioè c’era già, ma ancora non si era imposta.
Lettura – Un impossessamento la vuole
Robert Walser, per una lieve modifica semantica che introduce al verbo leggere,
lesen: anlesen invece di lesen,
un neologismo conia per introiettare l’operazione, assumere in proprio il testo,
che si farebbe man mano che viene letto. Leggere dice naturalmente opera nobile
e benemerita, mentre anlesen
riconosce sospetto. Ma anche più libero, comportando parafrasi, desacralizzazione,
e anche rapina. La lettura come prestito.
Anna
Magnani – “La
più vesuviana” delle attrici. Così la “New York Review of Books” presenta la retrospettiva
dei suoi 24 film, a partire dai telefoni bianchi – la foto manifesto è con coda
di piume e ampio decolleté. A New York e non a Cinecittà, a cura della Film
Society of Lincoln Center.
Scrivere - È liberare, annota Čechov nei “Quaderni” - “La vita è una marcia verso il carcere. La vera letteratura deve insegnare come fuggire, o promettere la libertà”. È anche liberarsi?
Sessualità – Fu tardi che la tentazione del
diavolo - il peccato - assunse le forme soprattutto della sessualità. La
condanna fu letteraria. Così come la difesa, che però fu minoritaria, anche se rappresentata
da sant’Agostino, un’autorità già in vita. E stenta a riemergere - ora forse
col papa di “Amoris Laetitia”.
La condanna fu opera
di san Girolamo e sant’Ambrogio. Cui si accodarono altri autorevoli esegeti
delle Scritture, in particolare san Gregorio di Nissa e san Giovanni Crisostomo.
Questi Padri lessero la cacciata dal Paradiso Terrestre, la “Caduta”, come
effetto del peccato sessuale. La lettura puramente angelica della natura
dell’uomo stentò a imporsi: i cristiani pregiavano il voto di castità, com’era
nella tradizione sacerdotale, più femminile che maschile in verità, e come Gesù
l’aveva vissuta, ma non condannavano il rapporto sessuale. Dalla condanna del
sesso discendeva paradossalmente la condanna del matrimonio, e della
procreazione, che si dicevano estranei alla coppia originaria. Un’assurdità. Ma
l’antisessualismo si impose presto come dottrina della chiesa, perlomeno in
confessionale, e da allora inderogabilmente.
Sant’Agostino, che prima di convertirsi
aveva convissuto e fatto figli con una concubina per tredici anni, provò a
contrastare la sessuofobia ripetutamente. Come teologo nella voluminosa esegesi
“La Genesi alla lettera”. Al libro 11, “La tentazione e la caduta dell’uomo”,
ai §§ 42.58 e 42.59, sostiene in punta di dottrina che Eva non ha usato la seduzione
sessuale per trascinare Adamo a mangiare il frutto proibito: lui l’ha mangiato
con lei amicali benevolentia, per
amicizia, così come soleva condividere con lei tutti i momenti e tutte le
esperienze. Dopo aver risolto senza problemi il quesito perché maschio e femmina,
perché il sesso, nel paradiso: perché accoppiandosi riempissero di figli il
paradiso stesso. Una constatazione più che una spiegazione – la procreazione
resta il fatto più misterioso della creazione.
Questo
il testo della lettura biblica: “Interrogato da Dio, Adamo non rispose: «La
donna che mi hai dato per compagna mi ha ingannato ed io ho mangiato», ma: «Essa
mi ha dato del frutto dell’albero e io ho mangiato»; la donna al contrario dice: «Il
serpente mi ha ingannata»…..
Così pure fu il caso di Adamo. Dopo che sua moglie, essendo stata ingannata,
ebbe mangiato del frutto e ne ebbe dato a lui perché ne mangiassero insieme,
egli non volle contristarla, poiché pensava che senza il suo conforto ella
potesse struggersi di dolore se si fosse sentita estraniata dal suo cuore e
finisse per morire a causa di quella discordanza. Per la verità egli non fu
sopraffatto dalla concupiscenza carnale che non aveva ancora provata, dato che
la legge delle membra non si opponeva alla legge dello spirito, ma fu vittima d’una
specie di benevolenza che è propria dell’amicizia, a causa della quale molto
spesso accade che si offende Dio per evitare di rendersi nemico un amico. Che
non avrebbe dovuto agire in quel modo lo dimostra il risultato, la giusta
sentenza pronunciata da Dio”, la cacciata.
Nel
mezzo, tra l’inganno di Eva e quello di Adamo, sant’Agostino a riprova introduce
il caso di Salomone, “Anche Salomone pervertito dall’amore delle sue donne”.
Adamo fu ingannato come Eva, ma in modo diverso. Al modo di Salomone, ma senza
colpa: “Si può forse pensare che Salomone, un personaggio di così straordinaria
sapienza, credesse a qualche vantaggio nell’adorazione degli idoli? Ma non ebbe
la forza di resistere all’amore delle donne che lo trascinavano a questa
empietà, e fece quel che sapeva non doversi fare per non contristare quelle ch’erano
l’oggetto del suo amore mortifero, per le quali si struggeva e si pervertiva”.
Adamo fece lo stesso, in senso solamente buono, con la sua compagna di vita Eva:
per gentilezza, o condiscendenza, per rispetto della donna.
Sant’Agostino,
malgrado la sua lunga esperienza in materia, nei tredici anni di convivenza con una concubina, continua a privilegiare la sessualità come maschile. La donna non
è tentatrice. Nel “De bono conjugali”, invece, o della felicità nel matrimonio,
l’esortazione vescovile che licenziava lo stesso anno che comincia a “La Genesi
alla lettera”, 401, qualche passione gliela concedeva: subito dopo aver condannato
il concubinaggio, assolve
le spose che abbiano commesso “qualche eccesso con i loro mariti”.
letterautore@antiit.eu
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