Roma si ferma
sabato. Per una manifestazione contro il Ttip. Che non si sa cos’è – è un
trattato di libero scambio che l’Ue negozia con gli Usa. Guida la manifestazione la Cgil, una parte
almeno della confederazione. Per non contestare le cose solide, per esempio le
pensioni, i salari, la dequalificazione del pubblico impiego, le addizionali
sulla casa?
Fulcro
della contestazione al Ttip sono i “pendolari” della manifestazione, così si
chiamano. Una specie di masse di pronto intervento. Che non solo i week-end,
anche i giorni lavorativi manifestano: un giorno all’Expo, uno in Val di Susa, uno al
Brennero, uno per le case occupate e uno per i teatri occupati. Sarà la sindrome
di Napoli, dei disoccupati organizzati. Ma a che fine, Renzi cosa ha da dargli?
Deutsche
Bank , a freddo, attacca l’Italia e Draghi sul “Financial Times”. Federico
Fubini sul “Corriere della sera” dice che non è successo nulla: “Italiani e
tedeschi non sono tutti così”. Certo, c’è a chi piace essere buggerato.
Il
governo francese finanzia Électricité de France per tre miliardi, e Areva, che fabbrica i reattori
nucleari per Edf, per cinque miliardi. Il “Corriere della sera” spiega non
richiesto che non è aiuto di Stato: “La Commissione di Bruxelles ritiene che
non vi sia aiuto di Stato là dove un investimento pubblico viene fornito alle
stesse condizioni di mercato che verrebbero offerte a un investitore privato”.
Un mercato delle centrali nucleari? Sublime europeismo, cieco – oppure no?
Vince
nei sondaggi la candidata al Campidoglio di Grillo, un’avvocatessa senza
passato che promette una teleferica, e la canna libera. Ora, come può essere? I
romani vogliono adeguarsi all’immagine deteriore della città? I sondaggi sono
falsi – sono fatti per portare gli astenuti al voto? O tanto peggio tanto meglio
– per chi?
Scalpita
per candidarsi a Roma anche Beatrice Lorenzin. Che non solo non ha voti, ma non
sa che una buona metà dei romani, ai quali ha letteralmente tolto la sanità, la
lincerebbe senza giudizio. Ma scalpita, Lorenzin, perché vuole suo fratello
assolutamente presidente di un municipio. Vero.
La
liberazione di Palmira non c’è un Prokofiev a celebrarla, ma ci ha pensato
Putin: ottocento ettari bonificati dalle mine, e una concerto per ristabilire i
valori. “Un gesto di gratitudine, memoria e speranza per tutte le vittime del
terrorismo in qualsiasi parte del mondo”, recita il Piccolo Padre. E non
possiamo contestarlo: ci siamo persi pure le messinscene, Hollywood è a Mosca.
C’è un
boicottaggio della Siria, oltre che della Russia: non vogliamo vedere né
sapere. Da quando la Siria si è liberata grazie alla Russia. Facciamo come lo
struzzo, non vogliamo vedere? Volevamo la Siria liberata a opera dei predoni e
per questo siamo arrabbiati?
Non ci
sono più i valorosi inviati che rischiavano la vita in Siria con – per mano di
- gli amici democratici dell’Occidente. Se non si rischia niente democrazia e
niente informazione? La libertà come masochismo non è male.
I nostri
liberatori sono i Poroshenko. Le Al Qaeda e gli Is prima che si rivoltino. E i
gloriosi combattenti anonimi per la libertà che ovunque, dal Kossovo a Kiev e
al Curdistan, lottano, anch’essi per mettere fieno in cascina. I nostri nemici
siamo noi.
“Quando
uno specchio riflette un bubbone si tira al solito una scarpa contro lo
specchio per romperlo”, dichiara il giudice Caselli a Liana Milella di
“Repubblica”. Lui usa così?
Fanno
male ora le intercettazioni – ora che non c’è più prudenza negli intercettatori.
Il sindaco di Lodi veniva registrato senza nessuna ipotesi di reato. Lo stesso
il giornalista di Partinico, benché (piccolo) ricattatore.
Grillo
prima faceva congressi per cacciare questo e quello che era andato in
televisione. Ora li promuove, a sindaci, presidenti del consiglio, e chissà,
con gli anni, presidenti della Repubblica solo perché sono telegenici, vengono
bene in televisione.
Nessun commento:
Posta un commento