Caratteri originari – Un misto d’innatismo
e d’esperienza passiva che si rivela una gabbia anche nelle vite più rivoltate.
È la potenza della funzione pedagogica, passiva – “oggettiva” – più che attiva.
Dicono che i polli, o l’anatra, se attorno gli si disegna un cerchio, si
mettono a sbattere le ali e starnazzare, impietriti, incapaci di uscire dalla
curva. Per gli esseri umani la curva non è così decisiva, ma c’è e pesa. Si
possono fare le esperienze più remote o rivoluzionarie, ma qualcosa del
pre-natale, natale e post-natale peserà sempre. L’uomo nasce “imparato”, più
che ricercatore.
Costanza – Kant non la
vuole dote umana, che beffardo nota (“La fine di tutte le cose”): “Poveri
mortali, nulla in voi è costante fuorché l’incostanza”. È per questo in armonia
coi tempi – oggi come prima, come sempre. Ma era personale testimone dell’opposto, la metodicità è costanza.
Era virtù peraltro fino a non molto tempo fa apprezzata, e più all’epoca di Kant. Fondamento di lealtà e verità, che anch’esse si apprezzavano. E tutt’oggi, che la novità, varietà, flessibilità, la novità in genere e l’adattabilità, si premiano, non è irrisa – perlomeno, si cita con riverenza.
Era virtù peraltro fino a non molto tempo fa apprezzata, e più all’epoca di Kant. Fondamento di lealtà e verità, che anch’esse si apprezzavano. E tutt’oggi, che la novità, varietà, flessibilità, la novità in genere e l’adattabilità, si premiano, non è irrisa – perlomeno, si cita con riverenza.
Da non confondere con la coerenza, che
invece si spregia. La coerenza è delle idee, la costanza della volontà.
Freud-Kinsey – A leggerli fuori contesto sono “vecchi” pervertiti, con bizzarre
(pervertite) idee sulla sessualità femminile. Complesso di castrazione? Invidia
del pene? Gli stimoli erotici, visivi, tattili, sono diversi per l’uomo e la
donna?
Identità – Svanisce con la
morte dell’io. Lasciando esperienze frantumate, testine
ritte ma idiote, confuse benché appassionate - l’Io Misirizzi di Moravia. Si riprende
il filo, si snoda, ricostituendo le personalità slegate, ormai esangui, di cui
restano echi nelle incertezze, le ansie, le cadute degli ideali e gli ideali
della caduta. Roba per i romanzi, il frillo dell’insolvenza.
Si è frantumato l’io abbattendone il
piedistallo: l’identità di gruppo, degli studi, degli ideali. Perché si pensava
finita la paura, e anche per i contraccolpi dell’io liberato. Un errore di
manovra, ma elaborato e insistito.
Male
–
A volte lo crea il bene, e allora è
imbattibile.
In questo senso va la creazione del
diavolo.
Ragione – Deve saper
essere irragionevole.
“La ragione ha anche i suoi misteri”, Kant,
“La fine di tutte le cose”.
Scandalo
–
È evangelico, ma è velenoso più che benefico. È un’arma. Solitamente anonima, e
dunque per fini inconfessabili. Con effetti collaterali sempre vasti, anche
quando è mirato a un obiettivo preciso e delimitato. Il male necessita un’azione
chirurgica: punitiva ma con puntamento preciso.
Lo scandalo diffonde il senso e la invadenza del male. E a questo è anche inteso.
Sincerità
– Non
c’è dopo Freud. C’era prima? Sì, come atto di volontà: si vuole essere sinceri
– dire quello che si pensa, che si fa, che si vorrebbe fare.
Non è il contrario della bugia – quella
sarebbe la verità – ma una rispondenza tra il dentro e il fuori, la cancellazione
della riserva mentale. È una buona cosa?
Stupidità - Si riproduce
per inarrestabile partenogenesi, come la farsa. Di teste semplici. O di teste vuote
che s’immaginano di accelerare la storia, o disporla a loro capriccio. Come il
bisogno di possedere due automobili.
Subcosciente - Albertazzi,
attore non tormentato, disinvolto anzi e solare, aveva un omicidio alle spalle.
Quasi – ma è peggio: l’esecuzione di una recluta diciottenne di Salò,
riconosciuto disertore e fucilato dopo un “processo” sommario del suo
comandante. Del comandante di Albertazzi, non della recluta presunto disertore. Albertazzi, sottotenente, comandò il plotone di esecuzione, e sparò
al ragazzo il “colpo di grazia”, il colpo di pistola alla testa ravvicinato,
dopo che il tenente si era rifiutato, in base ai regolamenti militari (“Nella
sua qualità di soldato, il diciottenne doveva essere rinviato al suo reparto e
giudicato da un Tribunale militare”). Si può uccidere senza motivo. Si può
vivere senza rimorsi, senza subcosciente.
Senza rimozione anche. “Di cosa dovrei
pentirmi?”, diceva Albertazzi: “Non amo il pentimento. Sentimento cattolico che
disprezzo”. Ma il pentimento rifiutato era per l’arruolamento volontario nelle
truppe di Mussolini, non per l’esecuzione. Per l’opportunità politica - il tardo mussolinismo, mentre c’era una Resistenza
in atto.
Virtù – Non è
compartibile perché non è scienza. Ci
sono persone virtuose di cui non si conoscono maestri né allievi, mentre si può
essere cattivi senza ragione.
Lo
stesso Aristotele ne converrebbe, lui che stabilì che “una rondine non fa
primavera”: non basta un atto giusto, un gesto, un detto, neppure dieci
insieme, non fanno gruppo né scuola.
Gli animali, ce ne sono di buoni di e cattivi, con e senza la coscienza, ma ci sono strumenti per riconoscerli e migliorarli. Per gli uomini, invece, non c’è scuola né natura che valga a riscattarli - secondo Socrate ciò avviene solo per grazia divina. La virtù, la salvezza, anche il sacrificio, non s’insegnano, e quindi non s’imparano. Solo i tartari selvaggi andavano a caccia degli uomini più notevoli per assorbirne, uccidendoli, le virtù.
zeulig@antiit.eu
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