“Cinque italiani su 100 tra i 15 e i 65 anni”,
secondo cifre note al professor De Mauro, non sanno distinguere una lettera
dall’altra, una cifra dall’altra. Trentotto “lo sanno fare” ma non difficoltà.
“Trentatré “superano questa condizione ma qui si fermano”, non capiscono. 76
dunque su 100?
È un vecchio calcolo, di una diecina d’ani fa,
che il professore ripropone: nulla è cambiato o è vecchia polemica?.
Soltanto il 20 per cento della popolazione
adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura,
scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea,
sempre secondo il professor De Mauro. Il risultato peggiore di tutti i paesi censiti
(quali?), con l’eccezione dello stato di Nueva Leòn nel Messico.
.
Si può prendere la classifica del professor De
Mauro da un altro verso. Su 41 milioni di italiani tra i 15 e i 65 anni solo un
quarto, una diecina, sanno leggere, scrivere e fare di conto. E i 19 milioni di
prima dei 15 e dopo i 65 anni dove li mettiamo? Se, come dovremmo, nell’analfabetismo,
solo un italiano su sei si salva, non più uno su quattro. ..
In Italia un quindicenne
su quattro non supera il livello minimo di competenze in matematica (non sa
fare le addizioni, n.d.r.), e uno su cinque in lettura. Questa è un’altra maniera
di prendere la questione o un’altra statistica?.
L’Italia è al
quart’ultimo posto in Europa per diffusione e uso di internet. Siccome è
la prima per diffusione di cellulari e ipad, e per utili delle compagnie telefonice,
si vede che queste fanno la cresta – denunciano più vendite e utili di quanto
fanno (ma non ci pagano le tasse?).
Ma altrove: hanno un sito
come l’Inps? Per non dire delle Entrate. Il digitale italiano sarà l’ultimo ma
è eroico.
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