Non una
pubblicazione speciale, è il n.15 di una serie, ma emozionante perché testimone
di un museo non più visitabile. Non a noi, non ai turisti. Il museo forse più
ricco del mondo. Certamente una delle poche cose che gli italiani, cresciuti
con gli Uffizi e il Vaticano, possono visitare con diletto. Ora non più. Il
museo non è chiuso ma vi si entra a rischio della vita: troppi lutti evoca l’antistante
piazza Tahrir.
Si sfoglia il
volume di ottime foto come celebrando un lutto. È una misura bizzarra –
preziosa - della barbarie che si è abbattuta sull’Egitto, sul Cairo, su
Ghezira, su piazza Tahrir. L’Egitto per millenni è stato considero avulso dal
“mondo arabo”, El Misr, il “territorio di frontiera” degli antichi semiti,
molto faraonico e un po’ cristiano. Nasser l’ha arabizzato per farne una
potenza moderna. E l’islam gli si è rivoltato contro, dissolutore nella sua “liberazione”.
Il volume fa parte
della ristampa delle guide Sala di Bagno a Ripoli, con una introduzione di
Daverio.
Philippe Daverio, Museo Egizio al Cairo, Corriere della
sera, pp. 127 ill., € 6,90
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