Chi se ne frega è la prima reazione al Brexit.
La seconda è: Grecia dentro, Gran Bretagna fuori, dove andremo a finire – ma
questa è solo da ridere.
I vecchi inglesi di campagna ci sono riusciti,
ridono, perché si ritengono migliori, pace all’anima loro. Senonché, nel
cordoglio continuo e generale di questa e le prossime giornate, tutte le tv e i
giornali,impegnati 24 ore su questo non-evento, c’è da pensare: l’Europa non ha
di meglio da pensare. Un attentato dell’Is, anche limitato, sarebbe peggiore,
ma l’Europa trema solo al pensiero che i vecchi inglesi di campagna
l’abbandonano perché si ritengono migliori.
E questo è solo l’inizio dei problemi, quelli
veri. Si parta dal mattino, con Renzi che fa sapere di essere in vertice con Visco
e Padoan, e con Calenda, Minniti e Gentiloni, nella Situation Room, sic. A fare che? E la memoria corre alla loro
inadeguatezza. Sulle banche in primo luogo, contro le quali si sono fatti fare
dei regolamenti di cui non hanno capito nula finché non sono entrati in
funzione. Nulla al confronto con le banche tedesche, che erano e sono un
colabrodo, ma al riapro dai regolamenti. E nulla fanno per il debito, che è il
costo del debito stesso: basterebbe dimezzarlo, dimezzarne il costo, come può
fare la Germania a spese nostre, per sgonfiare il problema.
La Borsa di Milano che perde il 12 per ceto?
Una speculazione. Cosa c’entra Mps con le banche londinesi, che perde il 16 per
cento O l’Enel, che perde il 10? Queste è l’Europa fuori del Brexit. Del resto
Milano si è venduta a Londra da tempo proprio per servire da piazza di facili
speculazioni, incontrollate. Quando la Borsa era a Milano si potevano
ricostruire i movimenti, chi comprava e chi vendeva, ora si può farlo al buio.
Era, avrebbe dovuto essere, il luogo dove raccogliere il risparmio, è invece il
luogo dove si dissipa, per favorire la speculazione. Semplice, chiara, quasi
dichiarata.
Mediocrità ovunque. Si trema al pensiero di
cosa faceva Hollande a mezzogiorno in seduta d’emergenza all’Eliseo – da De
Gaulle e Mitterrand a Hollande, è cambiata più la Francia o sono cambiati i suo
presidenti? O i capò “in riunione” che Merkel ha messo alla guida dell’Europa,
Juncker, Schultz, il polacco, Djisselbloem: gente incapace non solo di pensare
qualcosa di giusto e di attuale, ma anche di dire le solite formule. Aspettavano
che parlasse Merkel, e hanno ragione, in questo sì.
E che avranno da dire domani Renzi e Hollande al vertice? Per tacere di Cameron,
un genio, che il terremoto non voluto ha provocato per liberarsi dei Bersani
del suo partito. E ora passerà la mano allo
svolazzante ex sindaco di Londra. Una Gran Bretagna che i flussi di migranti
dalla Francia già regolava, in territorio francese, dal 2003, dagli accordi di
Le Touquet. Un partito conservatore che si era perfino liberato della Thatcher
per essere più europeo.
Ma questa è l’Europa che la Germania ha voluto.
Merkel ha ridotto al silenzio la Francia, irridendo Sarkozy, trattando da incapace Hollande. Che forse lo è, ma ci sono opportunità in politica cui converrebbe
non derogare. Merkel non ne è capace. Ha impoverito l’Italia, di cui ha fatto e
disfatto i governi. Ha distrutto la Grecia. Capitana un codazzo di Est-europei
che era meglio aver lasciato fuori (ahi, Prodi!): polacchi, baltici, rumeni,
bulgari, slovacchi, gli slavi del Sud, gli stessi ungheresi. Ha ereditato una
Germania che vuole fare da sé e fa a meno dell’Europa, che lamenta come un peso:
col suo personale seggio stabile al Consiglio di Sicurezza, parte di ogni decisione
bellica senza metterci un soldato, monopolista in Europa, dato che ci si trova
in mezzo. E l’ha gonfiata più della famosa rana. Con un codazzo di sicofanti
che ne celebrano l’egemonia riluttante, mentre è solo distruttiva: gelosa e
egoista.
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