Comintern - Una storia
del Comintern, e della propaganda politica, del personaggio rilevantissimo di
Münzenberg per esempio, un genio, resta ancora da fare. Ancora uno sforzo.
La storia del Comintern è
paradigmatica dell’enorme influsso della propaganda, se azionata nel verso di
una fede o credenza comune, quale può essere oggi il cosiddetto pensiero unico.
Münzenberg, un personaggio pure non
eccezionale (finirà solo durante la guerra, assassinato forse da sicari del
Partito), lo fu per la capacità di far avallare tutto di Stalin. Perfino i
terrificanti processi staliniani e la persecuzione dei comunisti in massa nei
secondi ani 1930, dei quali lui stesso rischiò di restare vittima, con la bella
moglie Babette. E di voltarlo anzi al meglio.
Culto
dei morti –
È nato come Remuria. Da Remo, il fratello di Romolo. Ai piedi dell’Aventino. Dove Remo, il perdente, s’era ritirato coi suoi, e Romolo volle seppellito
con onore, dopo averlo ucciso.
Il
luogo è anche quello dei Baccanali fra i trentamila italici, moderni calabresi,
da Fabio condotti schiavi a Roma nel lucus
Stimulae, alle pendici del colle. Sui quali il Senato esercitò la prima
pentita, Ispala Fescennia. Narra Livio che nel 186 a. C. il Senato romano decise di prevenire
le sovversioni. Fu trovata un’Ispala Fescennia pronta a testimoniare di
baccanali notturni nei quali si copulava senza limiti, tra fiaccole e cembali,
ai piedi dell’Aventino. Il Senato stabilì allora che ogni riunione di cinque
persone o più dovesse essere autorizzata, in tutta Italia, pena la morte.
I riti orgiastici saranno sempre comode scuse,
contro i cristiani e poi dei cristiani. Prima di essere convertiti in culto dei
morti. E anche la meretrice Ispala forse non sarà stata la prima. Per lo
storico è irrilevante, questo tipo di persone lo è, ogni testimone: ciò che conta
è ciò che è stato deciso, da Remo in qua..
Chiesa - La chiesa vacilla dai tempi di Schopenhauer. E
ora muore, come ogni storia dopo un certo tempo?
Eurovaticano
–
Si ammorbidisce l’opzione europea del Vaticano. Era inevitabile, con un papa
che si vuole della “fine del mondo”. Ma Bergoglio va più in là: non gli piace
nulla di questa Europa. Che si tratti del lavoro, degli immigrati, delle
nascite non trova abbastanza parole per criticare le politiche europee: più che
critico è sdegnato. E in tutto l’arco di crisi non fa ormai da tempo più appello
alle politiche ma a una sorta di autocura, della chiesa e degli uomini di buona
volontà.
Il rifiuto è radicale, benché non
spiegato, nella critica costante della cosiddetta economia di mercato che produce povertà e emarginazione. Di cui
evidentemente l’Europa è ai suoi occhi parte. Senza essere altro: non c’è un
solo suo appello ai doveri o agli ideali di una storia o una cultura europea,
la critica è radicale – dissolvente, disperata. .
Mein
Kampf –
Chi ha paura di Hitler? Sembrerebbe nessuno, e tuttavia c’è diffusa la
sensazione, non solo tra gli spiritualisti, che “Hitler non è morto”. La
pubblicazione-regalo da parte del “Giornale”, il quotidiano di Berlusconi, del “Mein
Kampf” in edizione critica, ha suscitato reazioni come se, appunto, Hitler
fosse vivo e combattesse insieme a noi, come recita il mantra dell’estrema
destra.
Carlo Ossola prendeva posizione
su “Origami”, a dicembre 2015, all’annuncio della pubblicazione del manuale di
Hitler in edizione critica in Germania – “Perché Mein Kampf non va pubblicato,
né ora né mai” - in questi termini:
“1) Nessuna edizione critica renderà sana una mela
marcia, come recita l’adagio antico basta una mela marcia a infettare il
paniere.
“2)Lo stato di
maturità delle “società democratiche” europee è ben precario oggi: risorgono
neonazismi e delitti razzisti in tutti gli Stati della Comunità europea; non si
vede perché si debba gettare ulteriore benzina sul fuoco.
“3)L’invocato primato
della libertà di stampa non è preminente rispetto ai diritti che concernono il
«bene comune» (pace, sicurezza, dignità dei singoli e delle comunità)”.
Lo stesso Ossola dice
d’acchito che è difficile sbagliarsi su Hitler, anche senza studi, leggendo il
suo programma alle prime righe - «Il primo
provvedimento preventivo che prendemmo, fu la creazione d’un programma il quale
spingesse verso un’evoluzione che nella sua più riposta bellezza sembrava
adatto a rifiutare i meschini e i deboli, cacciandoli da quella che è oggi la
nostra politica di partito». Ma contesta “la pretesa e l’illusione faustiana di
poter signoreggiare il demone al quale si dà vita. Siamo sempre alla
presunzione prometeica che l’intelligenza non debba rispondere che a se stessa”.
Una conferma che Hitler
in qualche modo è sempre tra noi.
Omosessualità – Il fenomeno
politico è recente: fa outing nel 1869, con la lettera
pubblica di Kàrolyi Mària Kertbeny avverso l’inclusione nella Costituzione
tedesca degli statuti prussiani contro la sodomia. Kertbeny, che firmò Karl
Benkert apprezzate traduzioni in tedesco di scrittori ungheresi, corrispondente
e amico di Heine, Musset, George Sand, Andersen, i Grimm, sarà pensionato
d’onore dell’Austria-Ungheria. Ma in quanto traduttore, e denegatore dell’omosessualità
- si capisce il disagio di Freud a Vienna. Morì del resto presto, a 58 anni, forse
di sifilide.
Nel 1900, a quasi vent’anni dalla morte, un suo
saggio sulla condizione omosessuale in Europa fu pubblicato sul secondo numero
dello “Jahrbuch für Sexuelle Zwischenstufen”, l’annuario
dei transgender, si direbbe oggi, dell’erotomane tedesco Magnus Hirschfeld. Ma
non si dichiaro mai omosessuale, giustificando il suo interesse per il tema col
suicidio di un amico d’infanzia, vittima di un ricatto. Si proponeva anzi, con
un altro neologismo, come “normalsessuale”. Si fidanzò, anche se con un donna col
doppio die suoi anni, e esibì una breve relazione con Bettina von Arnim.
Sciismo – È stato
imposto all’Iran, tardi. Le guerre in atto tra sunniti e sciiti sono di
potenza. Di potenza regionale, dell’Iran contro la Turchia e contro l’Arabia Saudita
e i suoi vassalli. Bausani lo scriveva chiaro nel 1980, nella sua silloge
sull’Islam, alla prima ondata d’interesse in Europa per l’islam stesso, dopo
l’insorgenza del khomeinismo sciita in Iran. “Quella šīٔ a che alcuni si ostinano ancora a chiamare
«reazione ariana persiana alla religiosità semitica sunnita» fu imposta ai
Persiani (fino allora nella grande maggioranza sunniti) nel XVI secolo (dunque
ben dieci secoli dopo la morte di ‘Alī e gli avvenimenti che originarono la šīٔ a)
da una dinastia turca, quella dei Safavdi, i quali riesumarono più antichi trattati di giure e diteologia
sciita opera per lo più di arabi, e
fecerp venire soprattutto dalla Siria
meridionale (‘Āmil) e da Bahrein, zone arabe, i predicatori e i propagandisti
necessari alla loro opera di sciitizzazione del paese. Abbondano fra i grandi
sciiti «persiani» i nomi come ‘Āmilī o Bahrānī o simili, che tradiscono
l’origine extrairanica di questi primi propagandisti”.
Fu subito uno sciismo “in
versione estremistica”: “La šīٔ a fu introdotta in i Persia inizialmente in una forma
entusiastica, non lontana dalle antiche correnti estremistiche. Šāh Ismā’il
Safavide (m. 1524), il conquistatore della Persia, è autore di poesie religiose in cui si
proclama a tutte lettere «Dio»”.
Alessandro Bausani, che ancora
per dieci anni dopo quella summa sarà il decano degli islamisti italiani, era
già bahai quando la scrisse, adepto
di una setta religiosa sviluppata in Iran. Era piuttosto severo con le
approssimazioni europee al mondo arabo e islamico (illuminismo, riforma,
arianesimo) e con gli entusiasmi “democratici” o “rivoluzionari” suscitati
dalla ribellione disarmata di Khomeini. Insistendo sul carattere relativamente
intollerante della gerarchia sciita.
astolfo@antiit.eu
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