Un quaderno di riflessioni, già ai vent’anni, più che di
formazione. Di note sporadiche, a cadenza quasi mensile. In bella copia. Per
venti mesi, a partire da gennaio del 1946, Flannery O’Connor trascrisse questi
appunti in un quaderno, la cui parte restante qui si pubblica.
“Mi piacerebbe essere santa in modo intelligente” è il blurb editoriale.
Ma è una spiritosaggine, il titolo è improprio, gli appunti sono un duello
impegnato col Dio-Io per diventare scrittrice, averne il lume e la costanza: la
ragazza Flannery chiede e si chiede ispirazione. Niente di beghino, anche in
tema di religione, solo pensieri acuminati. Dio è ateo: “Chi non conosce tutte
le cose non può essere ateo. Solo Dio è ateo. Il diavolo è il più grande
credente, & ha le sue ragioni”. Dio è peccato: “Se non c’è peccato in
questo mondo non c’è Dio in cielo. Niente cielo”. L’inferno è speranza:
“L’inferno, un inferno vero, è la nostra unica speranza. Togliamolo di mezzo e
diventeremo una terra desolata del tutto, non solo in parte”. Il peccato
conduce a Dio: “Il peccato è una gran cosa fin tanto che lo si riconosce.
Conduce a Dio un buon numero di persone che altrimenti non lo
raggiungerebbero”. Il sesso pure: “Il desiderio dell’uomo per Dio è radicato
nel suo inconscio & cerca di appagarsi nel possesso fisico di un altro
essere umano”. E di fronte a Dante, ai due gradini all’ingresso del “Purgatorio”,
uno di “bianco marmo… pulito e terso” e l’altro “tinto più che perso,\ d’una
petrina ruvida e asrsiccia,\ crepata per lo lungo e per lo traverso”, chiede
solo un po’ di energia, di voglia di fare: “Io vorrei essere una mistica, e
anche subito. Ciononostante, caro Dio, concedimi un posto, per piccolo che sia,
e fa che lo rispetti”, accontentandosi “di lavare ogni giorno il secondo
gradone”, purché “con un cuore traboccante d’amore”.
Ma farne l’antologia è superfluo, la lettura è rapida – il testo è
di una trentina di pagine, il libro è composto con la riproduzione del
manoscritto e le presentazioni di Mariapia Veladiano e del curatore W. A.
Sessions. Fino al 27 settembre 1946, quando constata di “essere insaziabile di
biscotti ai cereali e di pensieri erotici”. Poco prima ha cominciato il primo
romanzo, che sarà “La saggezza del sangue”. O anche si può dire il titolo
appropriato, la preghiera è stata esaudita: il romanzo era stato cominciato
nella Festa del Ringraziamento.
Un diario vero, dal momento in cui la scrittrice esce da “casa”,
Savannah nella Georgia, profondo Sud, per studiare a Iowa City, prima
giornalismo, poi scrittura, in ambiente forzatamente laico, con molta
psicologia e molto Freud - “ho il terrore di perdere la fede”, è uno dei primi
pensierini. Ma curato, e di uno spirito già robusto, di una che riesce a
credere all’inferno ma non al paradiso: “Non riesco a immaginare le anime
disincarnate sospese in un cristallo a lodare Dio per l’eternità”.
Flannery O’Connor, Diario di preghiera, Bompiani, pp.
110 € 11
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