sabato 11 giugno 2016

La fede è tutto, inferno compreso e peccato

Un quaderno di riflessioni, già ai vent’anni, più che di formazione. Di note sporadiche, a cadenza quasi mensile. In bella copia. Per venti mesi, a partire da gennaio del 1946, Flannery O’Connor trascrisse questi appunti in un quaderno, la cui parte restante qui si pubblica.
“Mi piacerebbe essere santa in modo intelligente” è il blurb editoriale. Ma è una spiritosaggine, il titolo è improprio, gli appunti sono un duello impegnato col Dio-Io per diventare scrittrice, averne il lume e la costanza: la ragazza Flannery chiede e si chiede ispirazione. Niente di beghino, anche in tema di religione, solo pensieri acuminati. Dio è ateo: “Chi non conosce tutte le cose non può essere ateo. Solo Dio è ateo. Il diavolo è il più grande credente, & ha le sue ragioni”. Dio è peccato: “Se non c’è peccato in questo mondo non c’è Dio in cielo. Niente cielo”. L’inferno è speranza: “L’inferno, un inferno vero, è la nostra unica speranza. Togliamolo di mezzo e diventeremo una terra desolata del tutto, non solo in parte”.  Il peccato conduce a Dio: “Il peccato è una gran cosa fin tanto che lo si riconosce. Conduce a Dio un buon numero di persone che altrimenti non lo raggiungerebbero”. Il sesso pure: “Il desiderio dell’uomo per Dio è radicato nel suo inconscio & cerca di appagarsi nel possesso fisico di un altro essere umano”. E di fronte a Dante, ai due gradini all’ingresso del “Purgatorio”, uno di “bianco marmo… pulito e terso” e l’altro “tinto più che perso,\ d’una petrina ruvida e asrsiccia,\ crepata per lo lungo e per lo traverso”, chiede solo un po’ di energia, di voglia di fare: “Io vorrei essere una mistica, e anche subito. Ciononostante, caro Dio, concedimi un posto, per piccolo che sia, e fa che lo rispetti”, accontentandosi “di lavare ogni giorno il secondo gradone”, purché “con un cuore traboccante d’amore”.
Ma farne l’antologia è superfluo, la lettura è rapida – il testo è di una trentina di pagine, il libro è composto con la riproduzione del manoscritto e le presentazioni di Mariapia Veladiano e del curatore W. A. Sessions. Fino al 27 settembre 1946, quando constata di “essere insaziabile di biscotti ai cereali e di pensieri erotici”. Poco prima ha cominciato il primo romanzo, che sarà “La saggezza del sangue”. O anche si può dire il titolo appropriato, la preghiera è stata esaudita: il romanzo era stato cominciato nella Festa del Ringraziamento.
Un diario vero, dal momento in cui la scrittrice esce da “casa”, Savannah nella Georgia, profondo Sud, per studiare a Iowa City, prima giornalismo, poi scrittura, in ambiente forzatamente laico, con molta psicologia e molto Freud - “ho il terrore di perdere la fede”, è uno dei primi pensierini. Ma curato, e di uno spirito già robusto, di una che riesce a credere all’inferno ma non al paradiso: “Non riesco a immaginare le anime disincarnate  sospese in un cristallo a lodare Dio per l’eternità”.

Flannery O’Connor, Diario di preghiera, Bompiani, pp. 110 € 11


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