“Secoli di
dominazione, in Sicilia,: ma di libri spagnoli, nelle grandi biblioteche
pubbliche e private dell’isola, pochissimi se ne trovano…. E tanta estraneità
trova rispondenza in Spagna: non un solo spagnolo che, nei secoli in cui la
Spagna ne fu padrona, abbia scritto un libro sulla Sicilia”. Né su Napoli, né
su Milano, non c’è in Spagna l’analogo di Chabod. Sciascia no, dichiara anzi di
avere “imparato tutto” nel 1938, o 1939, “la guerra di Spagna era da qualche
mese finita”, sulle “Obras” di Ortega y Gasset, un volumone trovato su una
bancarella, probabile preda di guerra di qualche “volontario” mussoliniano, col
timbro di un circolo socialista di Saragozza. Ma lui steso poi non vi si è in
alcun modo applicato.
Queste sono note di
viaggio. Ma con riserva – sono le prime righe: “Il giusto viaggiare è quello di
non conoscere, nei luoghi in cui si va, nessuna persona o pochissime; di non
avere commendatizie da consegnare e appuntamenti cui consegnarsi; di non avere
impegni che con se stessi”. Note turistiche. Gustose - infiorettate purtroppo dalle
agudezas siciliane: Queipo de Llano
che s’impadronisce di Siviglia, e dell’Andalusia, facendo girare
vorticosamente, la notte della ribellione franchista, i pochi carri armati di cui
disponeva per la città; il “diffuso lorchismo meridionale”, riscontrabile “in
Quasimodo o in Mario Farinella”…
È il volume
pubblicato nel 1989 da Natale Tedesco, con le foto di Ferdinando Scianna.
Leonardo Sciascia, Ore di Spagna, Contrasto, ill., ril., €
19,90
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