“Il gallo cedrone durante la stagione degli
amori non s’accorge neppure del cacciatore”. L’amore è cieco. L’amore è la via
più breve alla felicità – l’amore romantico. Quasi un massimario: “L’amore è il
sostituto di un altro desiderio, della lotta verso l’autocompletamento”.
“L’amore non trae origine dall’impulso sessuale, ma appartiene al dominio degli
impulsi dell’ego”. L’amore è una reazione agli “ambigui fantasmi come
l’insoddisfazione verso se stessi, l’invidia, la cupidigia, l’ostilità”. Anche
l’amore materno, che non è amore per l’altro, è un transfert – come l’amore
paterno. Quando si farà un processo di Norimberga alla psicoanalisi?
E la lussuria?
Ancora di più, è migliore scorciatoia alla felicità: “Più che l’amore, il
desiderio sessuale si rivela più forte della paura della morte”. Col supporto
del dottor Freud, naturalmente, “secondo il quale il sesso include l’amore, la
tenerezza, la carità e la simpatia”.
Un libro del ’68.
Non d’occasione né instant, il dottor Reik vi condensa la sua esperienza di
psicoanalista. A nessun fine pratico, se non l’imbuto nel quale il sesso libero
ci ha infilati.
Theodor Reik, Amore e lussuria
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