Chi era Lewis
Carroll? Non un buon matematico – i colleghi a Oxford erano indulgenti. Non un
buon religioso. E anche gli analisti, cui Carla Muschio ricorre, dopo la grande
fatica d trasporre “A tangled Tale”, di nome e di fatto, in italiano, si
arrampicano sugli specchi. I pareri dotti raccolti in postfazione convergono su
questo aspetto: Lewis Carroll era un inibito perché non mangiava – o non è
viceversa?
L’analisi non è tenera
con nessuno, e non fa sconti alla matematica. Ma l’inafferrabilità dell’uomo, e
dello scrittore, è anche effetto del suo caleidoscopico metamorfismo: è uomo e
scrittore sempre diverso, e sorprendente. Qui con i giochi matematici.
I problemi che
propone chiama “nodi”, come in “Alice” – “Un nodo!, disse Alice. Oh, ti prego,
lascia che lo sciolga!”. Ma più che problemi sono indovinelli e giochi, un divertissement a spese della matematica.
“Nodi” astrusi, che si leggono più che porsi, giochi di parole. Ma con una
soluzione.
Le “risposte” sono
la parte migliore. sia le soluzioni che i commenti alle soluzioni. Un social
in tutti gli aspetti, benché in tempi differiti (comparivano mensilmente, i “nodi”
e le risposte, su una rivista giovanile) e non in contemporanea: nickname fantasiosi,
aggettivazioni forti, liti sul nulla, temperamentali.
Straordinari anche
il numero elevato di risposte a ogni quesito. L’abbondanza di nickname
femminili. La competenza dei giovanissimi corrispondenti, anche nell’ “errore”.
Non essendo problemi di scuola, di aritmetica o algebra, ma di logica.
Lewis Carroll è
tutto nella fantasmagoria dei nodi narrativi. C’è pure una digressione –
irrisolta, al solito – sulla Logica Femminile. E nella puntigliosità dei
commenti alle risposte, a volte anche un centinaio. È rubrichista coscienzioso,
ma per non più di dieci “nodi”. Tratta male i giovani corrispondenti – si deve
anche giustificare della brutalità.
Lewis Carroll, Una storia intricata, Stampa
Alternativa, remainders, pp. 170, ill., € 6
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