La bibbia transgender
nel 1959. La futura direttrice editoriale di Gallimard si diverte. De Ceccaty,
in un medaglione di Monique Lange che arricchisce la traduzione, la avvicina a
Natalia Ginzburg, per il ruolo editoriale e per la sensibilità. Ma sono due
mondi diversi. Lange è qui – di proposito – leggera e non riflessiva,
gradevole. Una se stessa che si diverte: ragazza inesperta e sola tra uomini
non uomini, che odiano le donne, così come lei stessa del resto, anche lei però
frivoleggia. I temi e la trattazione sono piuttosto quelli di Rachilde, Fine
Secolo – fine Ottocento.
Moglie di Juan Goytisolo,
separata ma convivente. Infanzia in Indocina col padre ufficiale. Potente
dirigente editoriale: era forse una che si divertiva. Scrive qui cose come:
“Solo le checche possedevano davvero il segreto della femminilità”. Che non è
vero, ma l’epoca vuole così, settant’anni dopo, il papa compreso. Lei però si
salvaguarda disincantata – crudele non si può dire: “Le checche”, dice anche,
non muoiono, “sono già un po’ morte”. L’ultima parola, quando abbandona i
pescigatto, elevando a proclama: “Sono libera”. Un’educazione sentimentale
particolare, una simpatica ossessione.
Monique Lange, I pescigatto, Cargo, pp. 89 € 8
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