domenica 12 giugno 2016

Può – vuole – l’America difenderci?

Dove attaccato, anche da forze locali, poco organizzate e equipaggiate, l’Is recede. È una tigre di carta.  Che ha prodotto e produce danni enormi. E dunque, può – vuole – l’America ancora difenderci? Quella di Obama come quella dei Clinton, o se sarà di Trump?
Forse con le armi atomiche sì. Ma nessuno ci minaccia con le atomiche. Anzi, per lo più ci minacciamo da noi stessi: dopo la fine della guerra fredda, o dopo la riunificazione tedesca che è la stessa cosa, non siamo più l’Europa del dopoguerra, unita e consapevole: trappole di ogni genere armiamo al coperto delle ambiguità.
Ma l’Europa non conta, è sempre stata litigiosa – chi la evoca come un eden di ricerca e poesia trucca le carte. Quello che conta è che l’America non ci protegge più. Su tutti i fronti che ha aperto vicino a noi e per noi non fa che perdere: Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, forse anche l’Iran dell’accordo nucleare. Sfidata da niente: dal disordine, dalla confusione, dal fanatismo, di mezzi anche limitati, limitatissimi, malgrado la favola dell’autofinanziamento con l’esportazione di greggio. In Georgia e Ucraina pure. Come già nell’ex Jugoslavia – ha vinto la guerra contro la Serbia, ma a che prezzo.
Si può anche dire che gli Stati Uniti non sanno proteggere nemmeno se stessi, dalle Torri Gemelle a Orlando, e dunque. Ma Washington ha ancora la moral suasion, del mezzo secolo in cui ha tenuto duro nella guerra fredda. E ha l’Asia, con cui invece dialoga, seppure tra i contrasti, e costruisce: la Cina, il Giappone, le “tigri”. Lì sa dialogare - forse per avere controparti serie. E non fa guerre tanto per farle - a malincuore, disastrose.

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