lunedì 27 giugno 2016

Quando la scuola voleva diligenti e sinceri

Un com’eravamo. Dai sussidiari degli anni 1950-1960, quando a scuola c’era ancora la maestra vice-mamma, le poesiole che vi si insegnavano.  Un patrimonio ideologico ben preciso, arguisce Manni, che lo ritrova anche dichiarato, nelle sezioni dei sussidiari: Famiglia, Scuola, Affetti, Religione, Patria, Lavoro, Povertà, Storia, Natura, Giocose. Da cui inferisce una continuità – una delle tante - della Repubblica col fascismo: “L’esaltazione dei valori quali religione, patria, famiglia, conformismo, etica del lavoro, propria del fascismo, prosegue infatti nel dopoguerra, e il libro di testo si presenta uno strumento di costruzione del consenso come era avvenuto nel passato”. Se non che Carducci, Pascoli, Leopardi naturalmente, Manzoni, Foscolo, Belli, Giusti, Cavallotti, De Amicis non c’entrano. E Palazzeschi, Ungaretti, Sbarbaro, Rilke, Gozzano, Saba, lo stesso D’Annunzio dei “Pastori”?
L’idea è però geniale, e la scelta godibile. Piero Dorfles, che introduce la raccolta, dopo essersi divertito conclude: “Neanche nello scherzo, nel sussidiario del dopoguerra, si perdeva l’occasione per lanciare duri ammonimenti: studia, sii diligente, onesto e sincero: solo così diventerai un bravo cittadino. Un po’ schematico. Ma come messaggio, in fondo, non era poi tanto male”.
Piero Manni, a cura di, Che dice la pioggerellina di marzo, Manni, pp. 192 € 16

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