Di 60.795.612 cittadini
residenti al 31 dicembre 2014 (12.994 in più rispetto al 2013) quelli che hanno
fatto la dichiarazione dei redditi sono 40.716.548: 273.019 in meno rispetto al
2013 e 697.606 in meno sul 212 (Centro Studi Itinerari Previdenziali).
Diminuisce la disoccupazione,
ma non ci sono più posti di lavoro. Diminuisce la domanda di lavoro (Istat) –
crescono gli “scoraggiati”, per lo più donne, che escono dal mercato del lavoro
Il prodotto interno lordo è
inferiore di 8 punti percentuali rispetto ai livelli di dieci ani fa (Banca
d’Italia)
Il reddito annuo medio netto
pro capite da lavoro dipendente è al livello del 1980 (Banca d’Italia).
I lavoratori autonomi sono
tornati ai livelli di reddito del 1970 (Banca d’Italia).
Al di sotto delle due crisi recenti,
2006-007 (banche) e 2011-2012 (debito), l’Italia soffre di un crollo della
produttività – il miglioramento\accrescimento costante della produzione in
rapporto ai fattori che si impiegano: lavoro, capitale (investimenti), materie
prime. La produttività è cresciuta mediamente ogni anno dell’1,4 per cento tra
il 1974 e il 1993, e dello 0,3 nei venti anni successivi, fino al 2014 (Banca
d’Italia).
Perché l’Italia non esce dalla
crisi? Si può dirla in molti modi. Paul Krugman, il Nobel per l’Economi 2008,
lo dice più chiaro, sul “Sole 24 Ore” ieri: “Le cose hanno cominciato a
peggiorare veramente solo nel 2011-2012, quando la ripresa americana continuava
mentre l’Europa scivolava in una seconda recessione”. Per quale motivo?
“L’Europa stava applicando una drastica cura di rigore”. Imposta dalla Germania
al di fuori della Germania. Anche, attraverso la Bundesbank e i suo membri nel
direttivo, Stark e Weber, alla Bce di Trichet: “La grande differenza stava
nella politica monetaria: lo scriteriato aumento dei tassi da parte della Banca
centrale europea nel 2011 e il suo rifiuto di svolgere da prestatore di ultima
istanza in un momento in cui la crisi del debito si trasformava in panico da
liquidità. Perfino mentre la Federal Reserve stava portando avanti
un’aggressiva politica di allentamento quantitativo”.
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