La vittoria di Reagan a novembre 1980, piccolo
attore e semisconosciuto ex governatore della California contro il presidente
in carca Carter, fu celebrata a Teheran come una vittoria dell’Iran, del
khomeinismo. La storia non si ripete, non sempre. E Obama non è Carter, non ha fatto
gli errori di Carter, tra essi la missione dei parà per liberare gli ostaggi
americani insabbiata con gli elicotteri, e quindi la sua alter ego Clinton non
va alle elezioni con questo handicap. Trump del resto non è Reagan. Ma
l’imprevidenza è uguale.
L’errore politico si ripete del resto oggi
come allora. Allora Carter sostenne, armò e spinse Saddam Hussein alla guerra
contro l’Iran. Oggi gli Usa mantengono rapporti privilegiati con i finanziatori,
animatori di ultima istanza, del fanatismo islamico, i potentati della penisola
arabica. Mentre sarebbe opportuno che li lasciassero alle loro responsabilità.Non sono i “volenterosi”, non è l’Europa a dover combattere l’estremismo – non lo sa fare neanch’essa, ma questo è un altro discorso. Al fronte contro l’estremismo dovrebbero essere i potentati che, in teoria, ne sono l’obiettivo. È un ben strano islamismo fondamentalista questo che si esercita contro persone e paesi remoti e non contro i “falsi” islamici, i non puri.
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