Ambizione
–
Platone la fa segno dell’immortalità o eternità dell’essere. Attraverso la
fecondità. Del corpo, il “creare nuova vita”, e spirituale, il continuo
aggiornamento. Motore della costante metamorfosi degli esseri, spirituale e
anche fisiologica.
Amore – È cieco dal tempo di Platone, “Fedro”: come la saggezza, così
“non si vedono tutte le altre realtà che sono degne di amore”. Ma subito dopo f
a eccezione per la Bellezza, nella quale ha già ampiamente detto, nello stesso
“Fedro” e nel Simposio” che sta l’Amore: “La Bellezza ha ricevuto questa sorte,
di essere ciò che è più evidente e più amabile”.
Debito – Era metafisico - prima che lo diventasse nella Germania di
Merkel - in Baudrillard, in un articolo da lui scritto per “Libération” il 15
gennaio 1996, “Dette mondiale et univers parallèle”. Partendo dall’esibizione
del debito Usa su schermo gigante a Time Square, al centro di New York, “una
cifra astronomica che aumenta al ritmo allucinante di 20 000 dollari al
secondo”, auemtava vent’anni f a, oggi il ritmo è raddoppiato, quasi, Baudrillard
dice la contabilità fittizia: “Questo debito non sarà mai rimborsato. Nessun
debito sarà rimborsato. I conti definitivi non avranno mai luogo”. Per “la
sparizione dell’universo referenziale” del debito stesso. Sul tabellone
luminoso di Broadway il debito gli appare come “una galassia che s’allontana
nel cosmo”. Anzi, un “universo nemmeno orbitale: ex orbitale, scentrato, eccentrico”. Il debito è per noi lo “squilibrio del
debito”, la “sua proliferazione”, la “sua promessa d’infinito”.
L’esito è però sbagliato: il
debito Baudrillard mette in orbita “con una probabilità molto debole che raggiunga
mai la nostra”. No, il debito è nostro. Non in sé ma in quanto ce lo addebitano
le agenzie di rating, che sono, esse, ben “universo di riferimento”. La differenza tra le tre BB del’Italia e le
tre A della Germania è assurda (se fallisce l’Italia fallisce la Germania) ma è
ben reale, e può indurre la povertà. Più che una galassia remota è un conto di
profitti e perdite.
Realistica la conclusione –
il debito non è simbolico: “La coesione delle nostre società, alimentata un
tempo dall’immaginario del progresso, lo è oggi dall’immaginario della
catastrofe”.
Democrazia – Si ribalta in rete, dove diventa dominio
delle minoranze – radicali, vociferati, spiritose, violente, paradossali, e
soprattutto tempestive. Contro il suo senso ottocentesco-politico del governo
del popolo, ossia della maggioranza. Ritornano le élites, sia pure solo dialettiche e non più per censo o potere – ma
in realtà le élites sono state tali
solo se e in quanto intellettuali e politiche, dialettiche, c’è il ricco amorfo
e il potente autolesionista.
Si ribalta in incostanza, in
assunzioni mutevoli. È dominio di minoranze per variabili. Che si formano e si
dissolvono, si allargano e si restringono, in funzione di precisi e limitati obbiettivi.
E molteplici, senza poter essere raggruppabili o sommabili: una rete può
convivere con un’altra analoga, semplicemente imitata dalla lingua, senza
risolversi o identificarsi con l’altra. E mutevoli: le parti non sono ma si
formano (divengono). E si dissolvono o trasformano.
Dio – Se ne cercano le “prove” razionali o altre. Mentre è
l’improvabile. Dio non viene dalla ragione, nemmeno nella forma dell’irragionevolezza
o incoerenza: viene dall’inconscio. Lo si approssima anche, per larghe volute
oppure strette, senza fissarlo.
Fanatismo
–
Quello religioso è stato a lungo “entusiasmo”. In particolare nelle guerre
civili britanniche di Cromwell, col loro milione di morti – in prevalenza
irlandesi, è vero.
Interruzione
–
O reperibilità, è il tratto comunicativo recente e dominante: si è interrotti da
una chiamata al cellulare, da un sms, da un whatsapp, volendolo dalla martellante
posta elettronica. Escludendo la concentrazione, ma non per caso. Non si tratta
infatti di una virtù opposta all’altra, e del resto l’interruzione-reperibilità
non ha niente da opporre alla concentrazione, se non la démise di se stessi. È un senso condiviso di mancanza. E nello
stesso tempo di compartecipazione : non essere interrotti è essere esclusi –
anche escludersi, segno d’insocivolezza..
È il motore di un mondo di
azioni\reazioni eidermiche. La reperibilità-interruzione è parte del programma
di intrusione: quello commerciale, a cui tutto il sistema comunicativo è ordinato,
dai social alla mail.
Matematica
–
È “la” scienza del millennio. Una scienza per natura inconclusiva come ogni
procedimento logico, se non per la sua correttezza formale. Cioè per la definizione
e ammissione dei suoi limiti strumentali, autovalidanti, tautologici, e di
quelli dei suoi procedimenti, se non per una fine specifico. Invece la si vuole
incontestabile e decisiva: algoritmi e equazioni non sono più strumentazioni,
sono verità entro cui il reale fisico e quello e il sociale si devono
conchiudere. La matematizzazione della realtà è un artificio, a fini
commerciali e politici. E a questo fine può giovarsi della credulità, che sarebbe
il suo opposto. Una fede doppiamente falsata, quindi. Ma l’ingenuità che sollecita
è ampia, presso gli stessi matematici, e spessa.
Odio
–
Si estingue. Anche quello di famiglia, generazionale. Non ci sono persone o
eventi condannati in toto e per sempre: se ne perde la memoria. Se non in
ambiti tribali conchiusi. C’era Nerone, a cui però si riconoscono da qualche
tempo dei meriti. Ora c’è Hitler, ma la storia resta da fare.
Mentre invece il buon ricordo,
amorevole, ammirato, riconoscente, etc., si perpetua – si rinnova, si celebra.
Orwell inventa la Giornata dell’Odio ma istituzionalizzandola.
Il “Non avrete il mio odio“ di Antoine
Leiris, marito di una delle vittime francesi dell’Is, viene però troppo presto,
quando la ferita inferta è aperta. Il suo “non vi odio” un atto di disprezzo – la cancellazione del
nemico.
Saggezza
–
Platone (“Fedro”) la vuole invisibile – sarebbe altrimenti intenibile alla
vista, che pure “è la più acuta delle sensazioni che riceviamo mediante il
corpo”: “Non è possibile vedere la saggezza, perché, giungendo alla vista, susciterebbe
uno struggimento terribile, se offrisse una chiara visione di sé”. È materia
oscura.
Totalitarismo
– A
lungo, e nell’opinione comune, è un fatto
di polizia: controlli, censure, obbligazioni, violenze, Ha invece il suo segreto
quale Hannah Arendt l’ha individuato: cortocircuitare dal reale, far vivere in un
mondo fittizio, di slogan, campagna, mobilitazioni. È l’equivalente-esito della
mobilitazione totale di Jünger. Il vero totalitarismo, per esempio il “pensiero
unico” che domina l’economia anche dopo averne provocato la crisi più lacerante
della storia, è in questa costruzione fantascientifica – è, si può anche dire,
la realizzazione della fantascienza, forse la più semplice e ricorrente: la
fantasia volentieri crede a se stessa.
Verità – Residua fra
gli strizzacervelli Che si danno il compito
di svelarla. Di scalzarne le fondamenta. Con un lavorio incessante e interminabile,
poiché gira in tondo. Ma con attrezzi che giudicano veri.
zeulig@antiit.eu
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