domenica 26 giugno 2016

Speculatori uniti

La finanza si preferisce romanzarla. Col sottinteso che se ne condanna l’avidità, ma poi contribuendo a spettacolarizzarla – a immortalarla. Bechis, che ci lavora dentro ogni giorni da qualche decennio, non ci illude. Il piglio “narrativo” non gli difetta per farcene vedere i congegni nudi e crudi, che sono tutti più o meno truffaldini. A partire dalla semantica: market riggingspoofing, front running, o un confusione di sigle, Cds,  Cdo, Rmbs, etc., fino a Swap, “come ti cambio le carte in tavola”. Ma questo è vero di tutta la terminologia affaristica, di cui è quasi vano venire a capo, poiché viene cambiata in continuazione – come le parole in codice delle mafie.
 “Viaggio nella savana della finanza tra prede e predatori” è il sottotiolo. Senza leoni ma con molte volpi, da clima temperato. Sembra troppo, soprattutto per un giornalista del settore, che bene o male ci convive, un eccesso polemico. Ma il fatto è incontestato: nessuno pretende che non sia vero. Solo che nessuno ci mette mano. Bechis non propone soluzione perché non solo non si adottano ma non sono nemmeno materia di discussione.
Guadagnare impoverendo gli altri è sempre stato un brutto mestiere. Per questo tenuto in punta di bastone e regolato. Oggi è invece mestiere eccellente, “il” mestiere, e del tutto svincolato, padrone delle coscienze e dei governi. L’esito è noto: la depressione dell’Occidente. Che però non sa essere altro, all’ombra del free for all.
Franco Bechis, Bestiario di finanza, Castelvecchi, pp. 187 € 16,50

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