D’Alema
presta Visco a Raggi e fa sapere a tutti – smentendo, in modo che la notizia
tenga banco per due e tre giorni – che la voterà. È lo zoccolo duro che passa
con Grillo, o Grillo che si fa zoccolo duro? È la dissoluzione del Pd: dopo
Milano e Roma, anche se perde, Renzi resta saldo al governo e i voti contro zavorreranno
i contestatori .
C’è voglia di dissoluzione nel Pd. Non c’è
un’opposizione interna a Renzi perché non c’è dibattito. Non in pubblico, sui
media, e nemmeno nelle sezioni, che praticamente sono chiuse. E non c’è
dibattito perché gli oppositori di Renzi non propongono nulla di cui dibattere.
Non sulla legge elettorale o sulla riforma costituzionale – dopo due anni di
dibattiti e votazioni – né sulle tasse o sul lavoro.
L’opposizione è esterna. E confusa e
imprecisa, tanto quanto violenta, da ultima spiaggia – i limiti del vecchio cannibalismo
democristiano sono superati. Si tratta però di oppositori, non c’è un’opposizione:
non una linea o uno schieramento. Che più che politiche attive propongono dei
distinguo. Come a dire, se va male: “io l’avevo detto”. Per un piccola voglia
di protagonismo, da subrettine, o per stanchezza, da cavalieri solitari.
Gli oppositori sono tantissimi. Essendo tutti
più o meno visibili sui media. Ma poi – in assenza di idee, proposte,
iniziative – contano ognuno per uno. Si può capire la strafottenza di Renzi,
che sembra volerli facilitare nella voglia di dissoluzione – D’Alema gli ha
guadagnato i prodiani e i veltroniani in un colpo solo, gratis.
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