giovedì 16 giugno 2016

Voglia democrat di dissoluzione

D’Alema presta Visco a Raggi e fa sapere a tutti – smentendo, in modo che la notizia tenga banco per due e tre giorni – che la voterà. È lo zoccolo duro che passa con Grillo, o Grillo che si fa zoccolo duro? È la dissoluzione del Pd: dopo Milano e Roma, anche se perde, Renzi resta saldo al governo e i voti contro zavorreranno i contestatori .
C’è voglia di dissoluzione nel Pd. Non c’è un’opposizione interna a Renzi perché non c’è dibattito. Non in pubblico, sui media, e nemmeno nelle sezioni, che praticamente sono chiuse. E non c’è dibattito perché gli oppositori di Renzi non propongono nulla di cui dibattere. Non sulla legge elettorale o sulla riforma costituzionale – dopo due anni di dibattiti e votazioni – né sulle tasse o sul lavoro.
L’opposizione è esterna. E confusa e imprecisa, tanto quanto violenta, da ultima spiaggia – i limiti del vecchio cannibalismo democristiano sono superati. Si tratta però di oppositori, non c’è un’opposizione: non una linea o uno schieramento. Che più che politiche attive propongono dei distinguo. Come a dire, se va male: “io l’avevo detto”. Per un piccola voglia di protagonismo, da subrettine, o per stanchezza, da cavalieri solitari.
Gli oppositori sono tantissimi. Essendo tutti più o meno visibili sui media. Ma poi – in assenza di idee, proposte, iniziative – contano ognuno per uno. Si può capire la strafottenza di Renzi, che sembra volerli facilitare nella voglia di dissoluzione – D’Alema gli ha guadagnato i prodiani e i veltroniani in un colpo solo, gratis.

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