Guendalina, la sorella maggiore di Buffon, è
una molto volitiva. Nazionale di pallavolo, sposa e madre, gestisce per conto
del più celebre fratello un bagno a Marina di Massa, e ne è contenta, insieme
col marito – “ci consente di stare bene lavorando tre mesi l’anno”, spiega alla
“Nazione”. È contenta anche del marito, che presenta così: “Alto, biondo, occhi
chiari”, anche lui un atleta, “ma lucano”. Mah? Come l’Amaro?
La Santa
L’ultima inchiesta sulla mafia calabrese mette
assieme quattro portatori di voti
dell’ex Msi e li raccoglie attorno alla “Santa”. Una struttura segreta, di
massoneria e mafia, che prende il nome di Santa appunto, nel nome della quale
la fratellanza si unisce, magari col “pungimento”, col giuramento di sangue, e
formule esorcistiche dell’etnografia d’invenzione del primo Ottocento. Come se
i calabresi votassero tutti ex Msi, e fossero scemi. O, almeno, i mafiosi calabresi.
Tutto questo a opera di giudici e carabinieri
napoletani.
Il Sud si vuole vittima del Nord, ma più spesso
è vittima del Sud. I danni di Napoli, per esempio, in Calabria sono incalcolabili.
Col contributo di non pochi calabresi, cronisti,
giudici, poliziotti di scorta. Convinto, non opportunistico. È la forma della servitù
volontaria, introiettata. Il mafioso calabrese, però, purtroppo, lui non è
scemo.
L’Incorruttibilità
rioccupa Milano
Torna l’ex
giudice Di Pietro a Milano e alla politica col leghista Maroni. Che è come dire
che l’Incorruttibile si riprende Milano, da lui già soggiogata venticinque anni
fa. Ma dire il suo un ritorno alla politica è prematuro. L’uomo che aveva
inventato Razzi, De Gregorio e Scilipoti per ora torna alla poltrona. Con
relativo appannaggio. Da sommare al vitalizio da deputato, e a quello da
giudice. E alle 250 provisionali degli altrettanti procedimenti giudiziari da
lui sempre vinti con merito. Quello della Lega e Di pietro si può dire il regno
dell’onestà, a Milano.
Tornerà
con Di Pietro anche Lucibello? Che fine ha fatto l’avvocato Lucibello, che i
carcerati di Di Pietro a frotte incaricavano delle istanze di libertà
provvisoria (dopo la quale tornavano ai loro avvocati)?
E il
giornale di Milano, che non ha voluto darne notizia? Pure il “Corriere della
sera” lungamente è stato il giornale di Di Pietro. L’allora giudice vi debuttò
spiegando come aveva restituito in una scatola da scarpe, in contanti, cento
milioni che si era fatto anticipare da un indagato, da lui sbattuto, come
diceva, in carcere. Milano si sa che è la capitale dell’onestà.
Lo
scandalo pedemontano
L’ex giudice della corruzione Di Pietro è stato
cooptato dal presidente leghista della Lombardia Maroni quale presidente dell’Autostrada
Pedemontana. Un manufatto costosissimo, e fermo dopo mezzo secolo a 25 dei 67
km. progettati.
La
Pedemontana Lombarda è cinquant’anni di studi, consulenze, prospezioni, etc.,
di ingegneri, geologi, geometri, esperti ambientali, architetti, urbanisti, e
moltissimi avvocati. Un investimento, statale, regionale e privato, da 4,1, poi
5, miliardi. Per 67 km., da Varese-Malpensa a Bergamo (da Cassano Magnano a Orio
Sotto). Sette milioni e mezzo a km., record mondiale di costo. Uno scandalo, di
cui però non si parla.
La
Pedemontana Lombarda doveva essere pronta per l’Expo, un anno e mezzo fa. Poi
per fine 2017. Invece è ferma, e ha realizzato solo 25 km.. Insomma, uno scandalo
dei maggiori. Ma non ne sappiamo molto.
Non se ne parla. E quando se ne parla è in questi termini. Di Andrea
Monti, per esempio, consigliere provinciale di Monza, “padano, rallysta e
leghista”, per sostenere che la colpa è del Sud: il Sud ruba i soldi della Lombardia,
e non gli paga l’Autostrada Pedemontana.
Il ragù
è terrone
Il ragù è scomparso dalla cucina. Dalla cucina
italiana,. Dalla dieta mediterranea. Si moltiplica l’arte culinaria, in parole,
ricette, feste e festival, trasmissioni e opere, e ricette, incombe, dilaga, ma
niente ragù. Sul ragù, attorno al ragù, né variazioni, e nemmeno ricetta basiche
(“vi insegno il vero ragù”, “il vero ragù alla napoletana”, o “alla siciliana”).
Il ragù è spezzatino, anche se è immerso nella passata di pomodoro, e dal
pomodoro prende sapore. Non può essere ragù perché ragù è meridionale.
Ognuno, quale che sia l’età, dando uno sguardo
retrospettivo, dai cinquanta ai soli vent’anni, vede che l’area dell’“essere
meridionale” si è ristretta. Dell’essere possibile, in proprio, senza urtare
nessuno, giusto essere per se stessi, l’area si restringe sensibilmente, decennio
dopo decennio, anno si può dire dopo anno. Ci hanno tolto la lingua, le
canzoni, il mare (le bandiere blu) e la mamma, oltre al reddito, e questo si
sa. Ma la cucina? Quanto deve dimagrire il Sud?
Lo Stretto
di Messina
Lo Stretto d
Messina è uno dei “luoghi maledetti” (Scilla e Cariddi) di Olivier e Sybille Le
Carrer,
del loro “Atlante dei luoghi maledetti”. Insieme
col castello di Barbablù e altre
amenità, A motivo della leggenda di Scilla e Cariddi.
Nell’esperienza del card. Newman è un luogo
incantato. Il cardinale, allora giovane presbitero anglicano in viaggio verso
l’Italia (qualche anno dopo, insoddisfatto del secolarismo anglicano, opterà
per la confessione cattolica, facendosi ordinare prete e ascendendo infine al
cardinalato), intrapreso nel dicembre 1830 per accompagnare l’amico Froude,
tubercolotico in cerca di climi migliori, da Londra a Gibilterra, Malta, la Sicilia
e Roma. Nel corso del viaggio fu investito da una tempesta di mare. Cioè soffrì
molto il mal di mare, poiché è quello di cui soprattutto parla nella
corrispondenza. Per concludere poi con una nota di soddisfazione, al ricordo della
notte trascorsa a metà giugno 1833 incalminato nello Stretto di Messina, alla
vista dei lontani fuochi delle coste – incalminato, cioè in calma piatta – “lontani”
in realtà vicini, lo Stretto è… stretto, ma remotizzate dalla notte. Ne trasse ispirazione
per “Lead Kindly Night”, che viene presentato come “uno dei più begli inni
della liturgia anglicana”.
L’inno è “The Pillar of the Cloud”, datato at sea, in mare, 16 giugno 1833:
“Lead,
Kindly Light, amid the encircling gloom
Lead Thou
me on!.... “
Guida, luce gentile,
nello sconforto che ci attornia,
portami via!...”
L’inno è riferito allo Stretto di Messina dallo
studioso del cardinale Simon Leys, “Le Studio de l’inutilité”. E avrebbe potuto
essere, lo Stretto è, in ogni stagione, un luogo incantato – niente a che
vedere con Scilla e Cariddi. Ma il
cardinale stesso, scrivendone agli amici, spiega che l’ispirazione gli venne negli
stretti di Bonifacio, all’altezza della Corsica. Mentre si trasportava a
Marsiglia, da Palermo, dover era stato inferno per tre settimane - lui stesso non
sapeva di che: diceva di nostalgia, di un malessere quindi psicosomatico, ma il
suo valletto non gli credeva.
Il cardinale sarà uno dei “padri assenti” del
Concilio Vatricano II, le cui decisioni largamente i suoi scritti influenzarono.
leuzzi@antiit.eu
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