sabato 23 luglio 2016

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (294)

Giuseppe Leuzzi

I vicini di caffè a Forte dei Marmi, emiliani e toscani, progettano una vacanza a Palermo a novembre. “Bene, bisogna ordinare i caschi”, si sente una voce toscana, non ilare. “Bisogna controllare le vaccinazioni”, dice un’altra. Non cattive. Non spregiative. Non intendono veramente partire per l’Africa. Semplicemente, non concepiscono che Palermo possa essere una città come Firenze.   

Reggio Calabria, negli “Italiani” di Tim Parks, s’immagina una piccola Napoli, dove si fabbricano copie. Lo scrittore non c’è stato e non ne ha idea, ma è il “Sud”, non solo remoto ma anche diverso. Come lo ha mediato nella sua esperienza in Veneto, a Verona.

Nella periferia veronese di Parks, di campagna in via di rapida urbanizzazione-edificazione, già nel 1980 la cooperativa di “meridionali” che progetta villette a schiera suscita rimostranze e petizioni. Non le suscitano le villette a schiera e i condomini degli immobiliaristi locali.

La ‘ndrangheta del Terzo Valico
“In merito alla notizia relativa ad una inchiesta della magistratura sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori del Terzo valico ferroviario in cui risulterebbe un dipendente della società Itinera (Corriere di ieri), si precisa che il signor Libero  Pica, citato nell’inchiesta, è un dipendente  della Società in qualità di fattorino. E che la Società Itinera non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, coinvolta nell’inchiesta e che non ha lavori in affidamento sul Terzo Valico. In attesa degli accertamenti della magistratura, Itinera ha tuttavia provveduto a titolo cautelativo a sospendere con effetto immediato dal servizio il proprio dipendente” -  Giovanni Frante, responsabile Comunicazione Itinera. Pubblicato senza commento sul “Corriere della sera” del 21.
Chi “infiltra” chi? C’è troppa criminalità organizzata, bisogna convenirne.

La donna ideale è settentrionale
La donna di sogno, la “donna ideale”, secondo Denis de Rougemont, l’ex marito di Colette, “L’amore in Occidente”, è nordica. È Isotta. Che in effetti è modellata secondo il canone medievale della “Descriptio Puellae”, della ragazza ideale. Dopo aver detto, lo stesso pubblicista, che Isotta deve molto ai trovatori, alla poesia cortese, dunque meridionale.
Rispetto ai modelli, però, Isotta è adultera: è questo che la fa settentrionale? L’adulterio è nel corredo della donna ideale settentrionale – in quello della puella sarebbe abominio?
Lo storico Alain Corbin, che paga molti tributi a Rougemont, insiste nel suo classico “Les filles de Reve” che la donna di sogno è Beatrice, è Laura, è Giulietta – tre italiane, dunque tre meridionali.
È il Nord che ha introdotto la nozione di settentrionale. Pirenne, Rougemont, Dionisotti et al. Curiosa. Ma assurda, non poco.

La mafia finanziaria
Molte analisi si sono illustrate sulla mafia imprenditrice da quando trentatré anni fa il giudice Cordova e Pino Arlacchi hanno coniato la categoria. Un altrettanto utile contributo sociologico, di studio, e anche di polizia, a difesa degli indifesi risparmiatori, sarebbe l’applicazione della categoria e dei delitti di mafia alla finanza. Che ne ha tutti i requisiti: la (relativa) segretezza, l’omertà, l’avidità, l’appropriazione dei beni degli altri, la capacità corruttiva, lo sfruttamento,  la violenza.
Le definizioni di mafia sono svariate – le esercitazioni in materia si scoprono numerosissime, sull’ordine delle centinaia. Variamente puntate sull’aspetto criminogeno, sull’interesse economico, sulla violenza, interna ed esterna.  La finanza anonima stranamente le indossa bene tutte. O quasi: non mette le bombe – ma chissà.
È mafia naturalmente la criminalità del Sud. Ma che le sue finalità e i suoi metodi sono gli stessi di Wall Street e della City, la cosa evidentemente non è senza significato.

La memoria latita
Più di tutti i suoi mafiosi, látita il Sud, la memoria. Nel godibile “Italiani”, pubblicato un quarto di secolo fa, lo scrittore inglese Tim Parks rifà la vita quotidiana di Montecchio, frazione di Verona. In una quarantina di arguti capitoletti, sulle pratiche e le manie della gente. Tutti locali, anzi dialettofoni, alcuni senza una parola d’italiano, e senza meridionali. C’è in paese un “gruppo di meridionali” di Reggio Calabria, ma Parks non li incontra, benché sia assiduo alla vita di paese, e pignolo nel suo ironico censimento.
Sa che non  li vogliono. Ma non si chiede perché. Perché sono lì, evidentemente da qualche tempo, e vogliono rimanerci, se si costruiscono casa. Ma nessuno al suo posto se lo è  chiesto e se lo chiede: il Sud è trasmigrato ovunque, ma non ne ha memoria, non del Sud. Sì, la letteratura degli emigranti, ma di compitino sociale, in genere lacrimoso – quanto è dura la vita dell’emigrante, “’l pane altrui” etc. etc.,. Le differenze etniche? Di lingua, costumi, usi alimentari, parentali, politici?.
La vita nel Veneto dev’essere stata un inferno, se alla fine tutti quelli della “provincia di Reggio Calabria”, che a casa loro non si guarderebbero neanche, devono mettersi insieme per farsi la casa.

Il Sud è femmina
Il Sud è viaggiato, non viaggia. Anche se emigra molto, e ormai quasi per abito mentale, in massa e singolarmente, per bisogno e per irrequietezza. Ma non sa fare il paragone - non sa fare la tara - e si lascia impregnare, ogni esperienza è buona che venga da fuori.
L’editore calabrese Rubbettino ha un’ottima collana di cronache di viaggi nella penisola, del Sette, Otto e Novecento.  Scorrendola, viene in mente che non c’è un solo libro calabrese sulle altre realtà. O meridionale, dei tanti colti viaggiati siciliani, o napoletani. Anche solo di un calabrese sulle finitime Sicilia e Basilicata. Come se il calabrese non mettesse mai piede fuori. Mentre invece emigra sempre e volentieri.
Non una memoria di una insegnate, un infermiere, anche di avvocati, medici e ingegneri, che hanno passato vite isolate a Genova o a Torino, e nel Nord-Est, nel Veneto specialmente e nel Friuli. Guardati a vista, catalogati. Sempre tacciati di mafiosità – e al momento giusto, se hanno fieno in cascina, magari dopo una vita, spossessati d’un colpo col rinvio a giudizio.
Ci sono i viaggi di Corrado Alvaro – il miglior scrittore-viaggiatore a settanta, ottant’anni data. Ma quelli li faceva da italiano, a Parigi, a Berlino, in Russia, in Turchia.
È che il Sud non sa fare la differenza. O no, la differenza la sa fare, perché la soffre ogni giorno, in  ogni incontro. Il Sud s’impregna, è questa la differenza con il Nord, che invece il mondo tiene a distanza.
Il Sud è femmina, come si sarebbe detto un tempo, quando non c’era il pregiudizio di genere.

L’Italia disfatta dalla Lombardia
La tolleranza Lévi-Strauss, pur non nominandola, difende irresistibilmente in “Razza e storia” come meccanismo della civiltà: “Quel complesso insieme di invenzioni di ogni ordine che chiamiamo una civiltà è funzione del numero e della diversità delle culture con cui essa partecipa all’elaborazione – il più delle volte involontaria – di una comune strategia”. Ciò che al Sud è negato, nell’Italia lombarda. E da qualche tempo lo stesso Sud si nega – il Sud è imposto al Sud, ma da qualche tempo, approssimativamente dalla manifestazione del leghismo nel Lombardo-Veneto, lo stesso Sud se lo impone.
È il cammino inverso intrapreso dall’Italia milanese, leghista. Introversa e autoreferenziale, nel mentre che si nega. Il leghismo è e non è: non è razzista, non  è violento, non è arrogante, non è  esclusivista. Ma si impone - non rinuncia a se stesso, alla sua natura razzista, arrogante, violenta - e come potrebbe, è la sua natura? È il fatto, se non la legge. Ha un partito (una base ) vasto, di cui quello che si manifesta in tv è solo una parte. Ha giornali autorevoli, tra essi il più diffuso e autorevole, il “Corriere della sera”, la parte più consistente della Rai, che pure è piena di meridionali, i giornalisti più autorevoli – un’autorevolezza tale che consente di non informarsi.

leuzzi@antiit.eu

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