Un pamphlet più che
un giallo, apocalittico, contro la corruzione che ha messo la Grecia in
ginocchio. Opponendo alla Grecia degli affaristi, di sinistra, i puri e duri
reazionari nazionalisti della Guerra Civile: i vendicatori si chiamano “I greci
degli anni ‘50” (la guerra civile in realtà era finita, negli anni ’50 le sinistre,
perdenti, erano punite col confino, in posti disagiati, alla fame, e senza
altro riparo che tende e pagliai). E non saranno nemmeno greci, Markaris non li
ritiene capaci di un sussulto d’orgoglio.
Lo scrittore, mezzo
greco mezzo tedesco, è impietoso con la sua parte balcanica. Non lesina i
rilievi a Angela Merrkel, che ha voluto punito il “popolo” greco invece che i responsabili
della catastrofe, con i quali anzi ha trattato la jugulazione del popolo. E non
si priva di qualche rasatura di contorno: “Il problema con i tedeschi è che non
si limitano ad avere un’economia più sana – cosa che hanno – ma pensano anche
di avere una testa più sana degli altri – cosa che non hanno”. Ma non può non
essere inflessibile con la corruzione legale, burocratizzata – come in Italia
del resto. È per questo didascalico. Ma, non detto, un paradosso della politica
fa emergere che si dimentica: quando la sinistra delude, la destra si impone, è
successo ovunque nel Novecento. La Grecia ora vota a sinistra: fino a quando?
Markaris, e anche
questo è un segnale già noto, da sinistra sembra rassegnato a uno sbocco di
destra, che anzi sembra auspicare. Per il solito fascino della fede dura e pura - contro cui potere, almeno, dirsi resistente, la sinistra non ha altra vocazione che al sacrificio?
Petros Markaris, Titoli di coda, Bompiani, pp. 311 € 13
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