A
valore facciale non c’è partita: un euro secco subito per ogni azione Rcs è un
incentivo imbattibile. Soprattutto a fronte dello scambio con azioni Cairo, un
editore relativamente piccolo. E invece Cairo raccoglie adesioni, Bonomi con la
sua pur blasonata International Media Holdings (Imh) no.
Cairo
vanta oggi un’adesione del 9,5 per cerno del flottante, contro un 2,13 a Imh –
ben al di sotto dell’8 per cento di cui il raggruppamento di Bonomi ha bisogno,
in aggiunta alla quota preesistente del 22 per cento, per raggiungere il 30 per
cento prefissato come quota di successo. Dopodomani la vittoria potrebbe arridere
all’outsider, per resa dell’avversario - se i fondi confluiranno, come via via annunciano, su Cairo, un 20 per cento dei titoli.
Cairo
se ne congratula come la vittoria del nuovo, rispetto a un azionariato
tradizionale del “Corriere della sera” incapace di gestire alcunché, almeno da
una dozzina d’anni – e ora punta a un inesistente mercato online. I soci di Bonomi
sono infatti i soliti grandi vecchi che hanno portato il primo gruppo editoriale
italiano alla semiliquidazione: Mediobanca, Della Valle, Pirelli, Unipolsai.
Cairo se non altro conosce il mercato, e sa vendere.
Ma
la partita vera, s’intuiva all’inizio e si conferma sempre più, è tra Bazoli e
Mediobanca. Il creatore di Intesa sfida Mediobanca nel sul feudo milanese, dopo
essere stato spinto fuori qualche anno fa da Generali, il maggiore feudo ancora
sotto il controllo dell’ex banca di Cuccia, una sconfitta di cui non si è spento il fuoco. È con Bazoli che Cairo ha tentato l’avventura, forte di un finanziamento di 150
milioni. E a Bazoli deve quasi la metà della adesioni alla sua offerta di
scambio, il 4,2 per cento.
Nessun commento:
Posta un commento