C‘è altro di cui occuparsi nel mondo, ma il
Brexit non andrebbe lasciato perdere. Dove tutto sembra una furbata, una
montatura di gente furba, presa al suo laccio, che però non demorde. Il tipo
Grande Scuola (“public school”), poco capace ma votato a grande destini,
predestinato.
E sono i “vincitori” al referendum che
lasciano la politica perché hanno vinto, Johnson e Farage. Salvo tornare, è il
caso di Johnson, addirittura come ministro degli Esteri. Impossibile non
vederci un gioco delle tre carte. Andato male. Per ora, perché, appunto,
l’inglese non si arrende. Ma anche i perdenti, Cameron, May: a che gioco giocano?
I brexisti erano certi del no. Cameron e
sodali puntavano a uno statuto privilegiato. A concessioni. E le avevano anche
avute. Solo che, al momento di farne tesoretto politico, di vantarsene, gli
operosi ingenui sassoni tolkieniani li hanno presi sul serio, e hanno provocato
il patatrac. Ma è solo l’inizio della storia: ora altre concessioni serviranno, Theresa May lo ha anche detto E saranno ottenute: qualcosa come uno statuto privilegiato per le tante rappresentanze
extraeuropee nella City, il collocamento dei surplus agricoli, controlli
anti-immigrati, etc. Senza ricatti, no.
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