Un’impresa editoriale, a cura di Piero
Gelli, traduzione di Sergio Arecco, ora che Gide è fuori diritti, ma a nessun
altro scopo. Molti particolari, molto pettegoli, genere oggi indigesto – l’ex
direttore generale di Rcs Mele lo imponeva ai redattori del gruppo vent’anni
fa, insieme con l’avvento dell’Acquario, e si capisce che il gruppo si sia
squagliato. Anzi, lo scrittore Gide si ridimensiona. Ha ringiovanito la prosa francese, rinfrescata. Ma se dobbiamo bearci dei
pettegolezzi, meglio Céleste Albaret, la
governante di Proust, che aveva notato che i nodi speciali con cui aveva legato
il pacco del primo volume della futura “Ricerca”non erano stati sciolti: Gide
non aveva nemmeno scorso il romanzo che rifiutava, per lui Proust era uno
sciocco, un “farfallone mondano appassito”, qui lo dice. L’edizione ridotta era
molto migliore, per Gide.
In particolare, il pettegolezzo
invidioso tra checche stanca oggi, con Proust, con Cocteau giovanissimo, con
tanti altri. O la notazione continua della foja – la foja omosessuale è
piuttosto ripetitiva, anche se in Gide di complica di alcuni casi di pedofilia. .
C’è qualche cosa, anche nel rapporto con
Proust, di sostanzioso. Per esempio Proust insisteva sul rifiuto dell’io, che
anche Stendhal detestava: la narrazione non è una confessione, l’autobiografismo.
Mentre Gide ne fa un culto e la chiave del successo. Ma poco nell’insieme. Che
altro? Gide era established, viveva
in un ottimo quartiere, aveva casa signorile, se l’era comprata vendendo un
castello. Proust era figlio di ebrei, benché assimilati, e si voleva un po
bohème: ben borghese, ma di classe intellettuale e non monetata-..
Tolto Proust c’è nelle tremila pagine
anche poco d’interessante. Perché Gide oggi non è più interessante, e forse è
solo un autore minore, di Fine Scolo, gonfiato dall’io serpeggiante e dal
profumo di trasgressione. L’omosessualità allusa era uno degli ingredienti
della trasgressività, che Fine Secolo voleva “regolare”, normativa - e la
narrazione épater le bourgeois, oltraggiare
la morale corrente.
Personaggio non antipatico, e anzi tra i
tanti intellettuali del primo Novecento forse il più onesto. Dopo il viaggio in
Congo, dopo il viaggio in Urss, sulla stessa condizione omosessuale. Onesto anche,
e fedele badante, della moglie-cugina, che aveva coinvolto in falso matrimonio
per l’omosessualità golosamente praticata, e per il tradimento – Gide fece un
figlio, una figlia, Catherine, ma fuori del matrimonio, con Maria van Rysselberghe,
Maria Monnom moglie del pittore van Rysselberghe (la quale tenne anch’ella dei
diari, venti quaderni, sugli incontri con Gide, dall’11 novembre 1918, quando la foja esplose con la
vittoria, alla fine, a uso della sua amica del cuore Aline Mayrisch, detta “Lupo”:
amori autoriali?).
André
Gide, Diario 1887-1925, pp. 1.558 €
65
Diario 1926-1950, Bompiani, pp. 1.533 € 60
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