Non ha vinto niente, solo due sindaci. Eletti
perché donne, giovani e graziose. Una tra l’altro senza concorrenti: un partito
non ha presentato praticamente candidato, un altro, che avrebbe vinto, si è
diviso. Ma è bastato per farne un dio: il dio dei giornalisti.
Ora, Grillo dio dei giornalisti è un’antifrasi
– una presa per il culo – e una sorta di condanna a morte. Perché lui ha sempre
ritenuto e detto i giornalisti venduti. E allora: Grillo quanto li paga? In
soldi no, ma in cariche, carriere, uffici stampa, consulenze?
No. niente pagamenti, basta il carisma. Grillo
li ha stregati. Ma noi, i lettori? Grillo, si chiami Di Maio o Raggi, è un fenomeno
giornalistico. Di un giornalismo solo scandalistico. Che ansima dietro di lui. Alla
Rai, il posto dei lottizzati corrotti, e non solo. Sopratutto gli ex Pci del
Pd. E anche qualche democristiano di destra.
Solo che Grillo non fa prigionieri. Né proselitismo.
Finora non ne ha fatti, né prigionieri né proseliti. Ma allora che dio è?
Poveri giornalisti, devoti di nessun dio?
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