I tre monoteismi
sono divisi dall’aldilà.”Il giudaismo segue con serietà il presupposto più
intimo della fede: «Ciò che Dio promette, dev’essere a sostegno della vita»”,
al di qua. L’islam “ha proceduto in senso opposto. Ha sottratto agli antichi
culti arabi ogni forza vitale e ha seppellito il mondo arabo antico e la sua gaiezza
attraverso la creazione di un paradiso futuro, nel cui splendore tutto
sensibile e colorato si manifesta
ancora, in una certa misura, la vigoria propria dei semiti”. Gesù sta nel
mezzo, un ebreo che invoca la vita eterna.
Un testo breve, ma
un’acuta disamina del religioso – del perturbante in altra terminologia, non ancora
la sua. “L’autentico fenomeno religioso consiste negli effetti che provoca la
risposta della divinità” alla creazione (ipostatizzazione) umana del divino:
“Come può la divinità, originariamente creata dall’uomo, grazie alla sua influenza,
avere assunto l’uomo al proprio servizio?” Presupposto: “Tutte le religioni si
fondano su una sorta di rapporto contrattuale, cioè su una mutua relazione, in
qualche modo preordinata, fra Dio e l’uomo”. E: “Com’essa, pur sempre creatura
dell’uomo, è potuta diventare a sua volta il principio creativo dell’intera sua
vita, di ogni suo aspetto, tanto interiore quanto esteriore?” E come “una
rappresentazione di Dio, rozza nella forma e nei contenuti, può provocare in un
popolo una singolare pienezza di vita religiosa” - questo a proposito
dell’islam.
Gesù è speciale in questo:
“Di tutti gli incantesimi che Gesù esercita, uno dei più grandi è quello che
può esercitare nei confronti degli uomini privi di fede”.. E il segreto, “la
forma più elevata di religiosità”, è di dichiararsi figlio di Dio: “È proprio
nella relazione padre-figlio, in cui l’insegnamento di Gesù racchiude Dio e
mondo in un’unica immagine d’amore, che viene portata alla sua espressione
classica per ogni tempo la forma più elevata di religiosità”. Attuando “con
ciò, contestualmente… il più compiuto capovolgimento della teoria secondo cui
gli sei sono stati originati dagli uomini”.
Fu una invenzione straordinaria. Lou Salomé
dice il Cristo solo permeato di cultura ebraica (Bibbia, Torah). Contrariamente
alla tradizione laica, che lo vuole in formazione, negli anni del silenzio, a
Cafarnao, un centro carovaniero, da dove inizierà la predicazione. E anzi: “Il fatto
che Gesù giunse a vedere il suo Dio in modo così incomparabile è strettamente
connesso con il carattere specifico del giudaismo, che in questo lo agevolò. La
religione ebraica si differenzia almeno
per un aspetto: per la sua autenticità profondamente religiosa, giacché non si è
mai mescolata con dispute di natura intellettuale”, teoretiche: “L’intero suo
contenuto consiste esclusivamente nelle preoccupazioni del cuore che sorgono
tra Dio e l’uomo”. Senza cerebralismi: “L’ebreo non si interroga sul proprio
Dio; egli soffre, vive e prova sentimenti. In questo senso Gesù appare come
l’espressione più nitida del giudaismo stesso e in nessun modo come «colui che
lo ha superato»”. Una tesi non fortunata, presso lo stesso ebraismo, ma certo
ben unitaria. E un principio di storia delle fedi..
Lou Andreas-Salomé,
Gesù l’ebreo, il melangolo, pp. 47 €
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