Non sarà una dona
la novità delle presidenziali Usa quest’anno, ma un presidente tedesco? Oggi
come oggi sì: Trump è di nonno tedesco. Uno arrivato in America nel 1885, a 16
anni, e presto stabilitosi a New York, che era la seconda città tedesca al
mondo dopo Berlino, un quarto dei suoi tre milioni e mezzo di abitanti nel 1990
essendo di origine tedesca.
Ma non c’è solo
questo, molte cose non si sanno di Trump, dietro l’immagine turbolenta che dà, che
invece bisognerebbe sapere. Due le spiega Michael Lind, un analista, sulla
rivista americana “Politico”. Oggi, a differenza dal recente passato, due terzi
degli elettori repubblicani sono per la spesa pubblica sociale, e Trump li
sostiene, mentre gli altri candidati repubblicani volevano ridurla. Trump, di
destra per la xenofobia, è di sinistra, “più del partito Democratico”, sulla
spesa pubblica a fini sociali: populista forse, ma il populismo americano non
contrappone i ricchi ai poveri, contrappone i “produttori” ai “parassiti”.
Altre cose
importanti si rilevano da uno storione familiare non recente, “The Trumps”, di
Gwenda Blair, che parla anche di Donald, terza generazione, ma molto prima
della sua “ascesa in politica” - la storia è del 2000. Nel 1891, a 21 anni, il
nonno di Trump era già ricco, e prendeva la cittadinanza americana.
Donald, classe
1946, ha fatto l’università dai gesuiti, alla Fordham, e si è sempre molto
legato agli ambienti cattolici. In stretto rapporto a lungo col governatore dello
stato di New York, il cattolico Carey, di cui finanziava le campagne
elettorali. Prima del college è stato alla New York Military Academy. Dopo ha
preso un master in Business Administration. Ma soprattutto, notava la sua
biografa familiare, si è costruito una “forte immagine”, con una costante presenza
nei media, all’insegna del glamour e
della prodigalità, e con la caratterizzazione del ricco per antonomasia, il “tipo
Rockefeller”. Ma di qualità diversa: non l’odioso inaccessibile ma quello che
si è fatto da sé e parla come la gente comune. Gwenda Blair ne individuava il
punto forte – come uomo d’affari, allora,e non come politico – nella capacità
di vendere se stesso prima che i suoi grattacieli: di creare fiducia, con un
distinto fiuto per la promozione di simpatia-empatia.
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