domenica 31 luglio 2016

Il primo presidente tedesco

Non sarà una dona la novità delle presidenziali Usa quest’anno, ma un presidente tedesco? Oggi come oggi sì: Trump è di nonno tedesco. Uno arrivato in America nel 1885, a 16 anni, e presto stabilitosi a New York, che era la seconda città tedesca al mondo dopo Berlino, un quarto dei suoi tre milioni e mezzo di abitanti nel 1990 essendo di origine tedesca.
Ma non c’è solo questo, molte cose non si sanno di Trump, dietro l’immagine turbolenta che dà, che invece bisognerebbe sapere. Due le spiega Michael Lind, un analista, sulla rivista americana “Politico”. Oggi, a differenza dal recente passato, due terzi degli elettori repubblicani sono per la spesa pubblica sociale, e Trump li sostiene, mentre gli altri candidati repubblicani volevano ridurla. Trump, di destra per la xenofobia, è di sinistra, “più del partito Democratico”, sulla spesa pubblica a fini sociali: populista forse, ma il populismo americano non contrappone i ricchi ai poveri, contrappone i “produttori” ai “parassiti”.
Altre cose importanti si rilevano da uno storione familiare non recente, “The Trumps”, di Gwenda Blair, che parla anche di Donald, terza generazione, ma molto prima della sua “ascesa in politica” - la storia è del 2000. Nel 1891, a 21 anni, il nonno di Trump era già ricco, e prendeva la cittadinanza americana.
Donald, classe 1946, ha fatto l’università dai gesuiti, alla Fordham, e si è sempre molto legato agli ambienti cattolici. In stretto rapporto a lungo col governatore dello stato di New York, il cattolico Carey, di cui finanziava le campagne elettorali. Prima del college è stato alla New York Military Academy. Dopo ha preso un master in Business Administration. Ma soprattutto, notava la sua biografa familiare, si è costruito una “forte immagine”, con una costante presenza nei media, all’insegna del glamour e della prodigalità, e con la caratterizzazione del ricco per antonomasia, il “tipo Rockefeller”. Ma di qualità diversa: non l’odioso inaccessibile ma quello che si è fatto da sé e parla come la gente comune. Gwenda Blair ne individuava il punto forte – come uomo d’affari, allora,e non come politico – nella capacità di vendere se stesso prima che i suoi grattacieli: di creare fiducia, con un distinto fiuto per la promozione di simpatia-empatia.

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