giovedì 21 luglio 2016

La donna non é più irraggiungibile

È l’evocazione di un caro estinto. Galante: il de cuius è la donna dei sogni. Diana, dice Corbin, più che Artemide: l’irraggiungibile – una donna che è un programma, più che un essere umano? o Diana è l’ideale della stessa donna?
Lo storico degli stili di vita - del tempo libero, delle donne di piacere, dell’ombra - celebra un genere desueto. Svanito all’improvviso, dopo alcuni millenni: la donna dei sogni. Dopo gli anni 1960, premette, tutto è impudicizia, e la promiscuità sessuale è libera. Mentre con la  donna dei sogni si celebra(va) il desiderio, sotto forma di ammirazione, e la verginità, in forma di verecondia, pudicizia, modestia, purezza.
Una rassegna gradevole, tra leggerezza e accuratezza. Una galleria di donne e divinità ideali. Il culmine sarà Carlotta, “la più perfetta delle ragazze di sogno e la più accattivante”. Il cui incanto porta Werther al suicidio… Un culmine non persuasivo, che Corbin stesso ha difficoltà ad argomentare. Il prototipo è Beatrice, che ha anche il pregio di morire presto. O meglio ancora Laura, la “donna del Petrarca”, venuta tardi ma duratura: in lei si assommano tutte le caratteristiche del tipo, l’irraggiungibilità, etc. – meno la verginità: Laura era già sposata e fu moglie fedele.  
Si può lamentarne la scomparsa. Oppure no, se ne fa a meno senza pena. La sparizione delle “fanciulle ijn fiore” non è una disgrazia – soprattutto quando sono posticce: c’è un che di velenoso, e impudico, in certe infatuazioni, menate per lungo e insincere, “irreali”. E tuttavia la Donna Ideale non è – non è stata – solo un concorso di bellezza.
Ma la scomparsa in sé? La verità sommersa è che anche la deriva odierna è antica: l’immaginario femminile – maschile della donna – è sempre stato bipolare, o in dialettica, tra Diana, “la donna intatta, altera e grave”, e Artemide-Venere. Tra la verginità inaccessibile, quando non minacciosa per l’uomo che vi si attentasse, e oggi si direbbe monogenere, e la promiscuità, con o senza residui. Semmai la scomparsa è un’altra, del modello culturale che vi soggiace(va).
La donna dei sogni è un modello culturale più che fisico, o puramente estetico. Anche se legato a canoni, ripetitivi, ripetuti. O allora di un’estetica radicata, che ora non è più, a essa essendo subentrata la cecità, l’indistinto del buono-per-tutti. E quella cultura non era da buttare.
È in quella cultura, peraltro, che il sogno della donna è scomparso. Era scomparso con la letteratura Fine Secolo (Ottocento), di libertinaggio dosato ma diffuso: Zola, Huysmans, Daudet, Prevost, Lorrain, Rachilde, Peladan, Toulet, Louÿs, e la sterminata serie degli anonimi vittoriani dopo l’idillio preraffaellita, o accanto a esso - ma già con Flaubert, con Tolstòj. Proust resuscita le fanciulle in fiore contro questo sfondo.
Una curiosità è che meglio rispondono al modello, non fosse per l’incorporeità, o una corporeità dubitabile, Beatrice e Giulietta. E dunque è la donna ideale una tipologia italica, latina, mediterranea? Questo è sfuggito a Corbin. Che anzi opta per Brunilde, a premio sui prototipi italici – ma Brunilde non è adultera?
Alain Corbin, Les filles de rêve, Champs Flammarion, pp. 171 € 8

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