La cosa che più fa impressione, scontati i
tantissimi morti, gli invalidi, i sofferenti, della strage di Nizza il 14 luglio,
è l’inefficienza. Della prevenzione e della risposta. Di un Paese e un apparato
di sicurezza che in teoria erano al massimo allarme, poche ore dopo la conclusione
dell’Europeo di calcio.
Cinque giorni per ritrovare e riconoscere le
vittime: come sono stati organizzati i soccorsi? E l’attentatore? E i
favoreggiatori?
A minuti dalla strage in Tunisia (in Tunisia…)
si sapeva tutto dell’attentatore. Di cui in Francia si storpiava il nome. Un
delinquente notissimo, per i tanti precedenti, di cui la Francia non sapeva
nulla, e stenta a saperne. Che dialogava e minacciava online, scopertamente.
Con un camion frigorifero mammut, che avrà rubato. Che guidava a zig-zag. Passando
senza controlli cinque posti di blocco a protezione del’aera pedonale..
La Francia non è una repubblica delle banane.
E dunque? Sul serio la minaccia islamica viene presa sul serio?
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