Col Brexit le università e i centri di ricerca
inglesi perdono 900 milioni di euro. A tanto ammontano i finanziamenti europei
alla ricerca inglese. I centri britannici sono i maggiori fruitori dei fondi
europei per la ricerca, perché hanno il maggior numero di ricercatori, e perché
hanno formato centri specializzati per indirizzare la ricerca verso l’uso
ottimale dei fondi europei, e viceversa.
La somma è una volta e mezza il contributo
britannico alla ricerca europea. Specularmente inversa a al rapporto contributi-fruizione dell’Italia.
Che contribuisce egualmente ogni anno con 600 milioni ai fondi europei per la
ricerca ma ne riceve di ritorno, come finanziamenti, la metà. È una delle
anomalie italiane. I ricercatori sono in Italia un terzo rispetto a quelli delle
maggiori economie Ue, Francia, Germania, Gran Bretagna. Fanno miracoli, nel senso
che riescono comunque a farsi finanziare da Bruxelles per metà, invece che per
un terzo, del contributo. Ma l’Italia è comunque in deficit, di ricerca e di contributi
per la ricerca.
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