Lo “Studio
dell’inutilità” è il rifugio che Leys condivideva con altri ragazzi cinesi nei
suoi anni di apprendistato del continente Cin - uno di essi, artista, aveva
fissato il piccolo gruppo in un manifesto con questo nome. L’inutilità sarà
alla fine dell’università. A essa Leys si appella nel ringraziamento a Lovanio
che lo ha addottorato honoris causa: non un’esamificio, è la fine dell’“inutilità”,
della creatività, ma una congregazione di ricercatori.
Non un’eresia, questa
“Idea di università”: è l’ambivalenza tradizionale dell’istituzione, facilitare
gli scambi e acuire l’osservazione fra chi sa pensare, e insieme insegnare, mettere
a disposizione il proprio scibile. Ma sì negli ordinamenti attuali, della
redditività e della caccia allo studente, al numero degli studenti, dell’università
di massa, nella quale nessun’altra funzione è possibile, e anzi viene esclusa –
fino ad allontanare i professori che “bocciano”, siano pure grandi scienziati.
Nel mezzo una
peregrinazione di grande intrattenimento. Sulla Cina, di cui Leys è stato uno
dei migliori esperti, fin dalla “rivoluzione culturale” e dalla Guardie Rosse,
a partire dal 1970 – allora col suo nome proprio, Pietrre Ryckmans. Ora sul
sistema totalitario all’estremo, di cui pure non si parla. Annesse sapide note
sull’incredibile diario di viaggio in Cina, nel 1974, di Roland Barthes: juna
sorta di sciocchezzaio,m ma non voluto. Sulla “belgitudine”, di cui lo stesso Leys
è parte, a proposito di Michaux. Sugli amati Conrad, Chesterston, Orwell. Sulla
letteratura francese del mare, altra sua specialità. Sui debiti di Milosz e Camus
con Simone Weil – di cui Camus governerà la pubblicazione postuma.
Tagliente a volte
Per esempio sul suo amato cattolicesimo, sempre professato malgrado una vita £”altrove”,
in Cina prima e poi in Australia - “la
desolante caricatura di protestantesimo nella quale è scivolato il
cattolicesimo occidentale post-conciliare”. Una scrittura desueta, del saggio d’occasione,
tanto più ricostituiva in quanto rara, che l’autore riempie di umori.
Simon Leys,Le Studio de l’inutilité, Champs
Flammarion, pp. 303 € 9
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