Piccole prose
sparse del sinologo, e storico del mare, belga Pierre Ryckmans – prese lo
pseudonimo nel 1971 per denunciare il maoismo delle Guardie Rosse, mentre col
nome vero poteva continuare a entrare e
uscire dalla Cina. Divagazioni, sugli argomenti più diversi: il blocco dello
scrittore, lo scrittore e il denaro, le ultime parole famose, la pittura “cosa
mentale” di Leonardo, Wagner e Mozart, il contingente (casualità), l’elogio del
tabacco, il mistero dell’editoria… Con molta Cina, la pittura soprattutto, e
qualche lepidezza su Sartre.
Leys è autore di
ricerche importanti, sulla Cina e sulla storia del mare, e scrittore pieno di
umori. Un incorretto, come altri scrittori belgi di solida stoffa, Michaux,
Simenon, Yourcenar naturalmente, Nothomb, altrettanto leggibile. È ignoto in
Italia perché non in linea, un orwelliano. Ma per ciò stesso di lettura liberatoria:
non ha temuto il conformismo cominformista, il comunismo, una coltre di censura
di cui non si misura la portata, quando non si poteva, ma non lo fa pesare,
resta lieve nella profondità.
Col suo nome vero riuscì a tornare
in Cina più volte, anche dopo aver denunciato “Gli abiti nuovi del presidente
Mao” nel 1971, e anzi fu per alcuni mesi addetto culturale belga a Pechino. Ma
fu presto denunciato, “Leys è Rycksman”, dagli intellettuali francesi maoisti.
Ed ebbe poi la carriera universitaria troncata dai “cattomaoisti” (sembra
storia remota…) – emigrerà per insegnare sinologia in Australia, fino alla
morte due anni fa.
L’anatema divenne definitivo in
Italia nel 1883, quando stroncò “Dalla Cina”, il libro di Maria Antonietta Macciocchi,
a “Apostrophes”, la trasmissione di Bernard Pivot sui libri, contestando numerosi
errori di fatto e definendo la pubblicazione di “una stupidità totale”, e anzi
una “furfanteria”. A riaprire il volume non senza ragione - ma già allora le
seicento pagine erano fittissime solo di fanatismo, burocratico..
Simon Leys, Le bonheur des petits poissons, Livre
de Poche, pp. 151 € 5,30
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