lunedì 11 luglio 2016

Letture - 265

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Autore – “Un uomo vero, che ha il diritto di scrivere”, dice Wittgenstein di Tolstòj. Lo stesso, più o meno, che diceva Stendhal: “Per essere grandi in qualunque cosa bisogna essere se stessi”. Anche nella stupidità evidentemente no, l’impegno dovrà essere impegnativo.

Blurb – Sono in realtà messaggini promozionali degli autori degli stessi blurb, più che dell’autore che sono intesi a promuovere: per essere ripresi nelle copertine dei libri degli altri e nelle colonnine di pubblicità, i soffietti editoriali fanno autorevoli i loro firmatari. Per questo non si pagano – è l’unico messaggio pubblicitario gratuito, anche se richiede una certa applicazione (bisogna essere incisivi, epigrammatici, allettanti, ed esporsi personalmente - senza rimetterci in onorabilità), e in offerta anzi preponderante. Nessuno, o raramente, legge o anche solo sfoglia il libro che promuove, si vede da quello che scrivono..

Chesterston – Si rubrica scrittore “cattolico” per ridimensionarlo? È l’ipotesi di Simon Leys nel lungo saggio sullo scrittore inglese, “Le poète qui dansait avec une centaine de jambes” (in “Le Studio de l’inutilité”). Ma era anche di Sciascia, che ne tentò il recupero - così come, con più successo, di Savinio: dello scrittore profondo senza “profondità”, e anzi lieve, spiritoso, apparentemente svagato e anzi mutevole.
Chesterston si convertì tardi, nel 1922, quando aveva 48 anni, e poi visse ancora quattordici anni: fu cattolico per un terzo della vita attiva.

Conrad – “Portatore della luce dal punto di vista europeo nella nera palude britannica”, lo dice Ezra Pound. Contrappunto al mondo inglese che pure scelse a preferenza di quelli più familiari, il polacco e il francese. Dal quale era peraltro (Henry James, Virginia Woolf, H.G.Wells) ritenuto estraneo, foreign, e senza complimenti – il riferimento corrente era a un poor queer man, un poveretto un po’ bislacco.
Una colpa di cui fece l’esperienza alla pubblicazione dell’“Agente segreto”, vittima di tutti i limiti inglesi: l’assenza d’immaginazione, la flemma, la puerilità delle argomentazioni, tipiche di un mondo la cui ambizione era di essere establishment. Limiti che tanto colpiscono oggi prepotenti, col Brexit, nell’“inadeguatezza” dei Johnson e dei Farage.   

È lo scrittore di Primo Levi: “Se il mio lavoro letterario ha radici in qualche parte, è in Conrad”.
Anche Orwell ne dette retrospettivamente un giudizio ammirato, mettendolo tra gli “scrittori che riuscirono nella nostra epoca a civilizzare la letteratura inglese mettendola in contatto con l0’Europa, da cui essa era stata separata per un centinaio d’anni”. Insieme con gli americani Pound e Eliot, anche James malgrado gli snobismi, e gli irlandesi Yeats, Joyce, Shaw.   

Napoleone – È il  maiale più maiale di tutti nella “Fattoria degli animali” – sarebbe Stalin, fuori d’allegoria.. La casa editrice francese O.Pathé , che lo tradusse immediatamente, nel 1947, o la traduttrice Sophie Duval, lo  mutò in Cesare – ritornerà Napoléon nella riedizione Gallimard, senza nome del traduttore, nel 1964..

Orwell – “Anarchico conservatore”, come si definì, e anche socialista e liberale, e tuttavia non ossimorico. A leggerlo, e anche a credergli, quando scrive a un corrispondente: “Socialismo significa semplicemente giustizia e libertà, una volta che lo si sgombra della sua sciocca logomachia”. Di sinistra ma: “Non c’è più differenza fra il fascismo e il comunismo”, concludeva, erano gli anni d Stalin. “Più” s’intende dopo la guerra di Spagna, in cui lui stesso dovette impegnarsi, la più parte del tempo, a salvarsi dai sicari di Togliatti: “Quello che ho visto in Spagna, e quello che ho visto poi dei meccanismi interni dei partiti politici di sinistra, mi ha dato l’orrore della politica”. Senza però perdere la bussola: “Io sono certamente «di sinistra», ma penso che uno scrittore non può restare onesto che nella misura in cui si guarda da ogni obbedienza faziosa”.
La distinzione migliore la fa scrivendo a Malcolm Muggeridge il 4 dicembre 1948: “La  vera distinzione non è tra conservatori e rivoluzionari, ma tra autoritari e libertari”.

“Petrolio” – Oltraggioso, volutamente più diretto (esplicito, squallido) che il metaforico “Salò-Sade”, che mantiene l’illusione della bellezza dei corpi, seppure insoddisfatta, insoddisfacente. Del sesso. Del sesso come corpo. Di cui niente si recupera, solo il rifiuto, e più per l’ossessione compulsiva che impone - una condanna. Propriamente un inferno, l’eterna condanna.
I più espliciti, White, Busi, lo stesso Pasolini di molti versi e di “Petrolio”, dannano l’impulso sessuale nel mentre che lo celebrano, come la perpetuazione dell’insoddisfazione. La gaytudine dopo aver risotto al sesso, meglio se violento, anonimo, promiscuo. Oltraggioso.


Revisioni - Quelle d’autore  non hanno  buona fama. Simon Leys fa un parallelo desolante di alcuni testi originali di Michaux e della redazione rivista che volle personalmente editare per l’uscita nella Pléiade. D.H.Lawrence riconosceva alla critica un diritto di esistere proprio in questo, nella difesa e anzi nel salvataggio dell’opera dalle mani del suo creatore. Si sa che Gogol avrebbe voluto corredare “Anime morte” di una seconda parte in forma di sermone moralistico. Tolstòj vecchio non si perdonava di avere scritto “Anna Karenina” invece di un testo pio. Henry James complicò alcuni suoi romanzi , appesantendoli della verbosità che ora si ritiene il suo stile, per rieditarli nelle opere compete – all’epoca la cosa fu mal vista, un critico newyorchese lo rimproverò: “Ci si sarebbe augurato dal signor James più rispetto per i classici, a cominciare da quelli usciti dalla sua penna”. 

Selfie – Sono tutti geniali? Se solo un genio può sapere di sé quanto è grande. Emerson indirettamente ne fornisce la prova logica, dicendo impresa vana ogni biografia letteraria, giacché racconta vite che per definizione si sono svolte nel silenzio e nell’indicibile: “I geni hanno le biografie più brevi perché le loro vite interiori si svolgono fuori dalla vista e dall’udito, e alla fine il loro proprio cugino non può raccontarvi nulla di loro”.

Silenzio – “Il silenzio è come un viottolo nascosto tra i boschi su cui sgusciano qua e là pensieri furtivi”. Sfrondata del barocchismo, l’immagine del giovane Rilke (nello “schizzo” narrativo che viene intitolato “Nel giardino”), è realistica.

letterautore@antiit.eu

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