Una cinquantina di
limerick. Commentati uno per uno con una scheda dei nomi – un indice geografico
la completa (con aggiunto un repertorio delle “Osterie”). Quasi un’edizione “critica”
dei lazzi, in inglese e in italiano – contemporaneamente, Douglas ci informa
nella fertile introduzione, stava raccogliendo le imprecazioni dei vetturini
fiorentini.
I limerick sono
proposti in originale - sono brutti cioè anche in originale. Ma l’edizione italiana
conferma che solo in inglese si possono gustare, malgrado l’impegno del traduttore,
Bruno Iezzi. Il genere è intraducibile, Douglas lo sa: “Il culto dei santi”,
che rimprovera a mediterranei, “è un riflusso medievale”, dice, “Il culto dei
limerick, come adesso mostrerò, è il cemento dell’Impero”. Propositi bellicosi
che l’arrendevole italianato non mantiene, ma l’oltraggio resta. Al puritanesimo,
la bestia nera che gli offusca l’inglesità – del tempo in cui l’inglesità era ambita,
anche da un Douglas, che per metà era scozzese e per metà tedesco.
Meglio delle
poesiole, oscene (letterariamente) più che “spinte”, affascina il contesto
della pubblicazione. Recuperata nel 1990 da Alesandra Caròla, avventurosa editrice
napoletana, è una raccolta del periodo fiorentino di Norman Douglas, lo
scrittore viaggiatore “panerotico” poi divenuto caprese. A Firenze Douglas
preparò anche una raccolta di 1.800 giochi di strada, che pubblicò, e di
“imprecazioni dei fiaccherai” toscani, prevalentemente blasfeme, che non
pubblicò – qui ne spiega le tematiche alle pp. 19-22. Giustificandosi col dire
che le raccolte erano un hobby senza costo, a differenza del gioco o del vino. Questi
limerick, che non piacquero nemmeno ai cuoi amici,, mise assieme in fretta dopo
la lettura che D.H.Lawrence gli fece, nel gruppo degli anglo-fiorentini, di
“Lady Chatterley” prima versione, un romanzo che non gli piacque, per l’eccessivo
ricorso del verbo scopare – “otto volte in una sola pagina”, lamentò. Di un’oscenità
falsata dalla pruderie dell’autore. Ma
più che altro non amava Lawrence, che vedeva esemplare del puritanesimo che
detestava. Gli contrappose allora questa raccolta ancora più sboccata. La pubblicherà,
malgrado le critoiche, e de ne glorierà come di “una protesta contro il puritanesimo”.
L’edizione italiana
si avvale anche di una nota viperina di Busi, cui non piacciono gli inglesi, i
limerick, e le raccolte. Douglas avrebbe concordato, che il genere diceva non mediterraneo,
benché licenzioso e antipuritano, perché “gioviale”. E la giovialità si vuole pasciuta,
aggiungeva, roba di “universitari, agenti di Borsa, commessi viaggiatori di rinomate
ditte”, nonché di “tre quattro
letterati”, non dell’indigenza, mentre “i mediterranei tendono alla
sottoalimentazione” - il caffè per mera colazione al mattino lo aveva
scandalizzato per tutto il famoso viaggio a piedi in Calabria prima della
guerra.
Norman Douglas, Certi limerick
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