Dell’ultimo
scandalo Schwazer è curiosa soprattutto l’informazione. È curioso che non si contesti
l’attendibilità dell’analisi di laboratorio, come tutto induce a credere, perché
il laboratorio d’analisi è tedesco. Fosse stato Schwazer un atleta tedesco, e
il laboratorio di Bologna invece che di Colonia?
Il
test della positività di Schwazer è stato offerto in esclusiva in anteprima a “Sports
World”. Che non l’ha pubblicato. Poi è stato offerto alla “Gazzetta dello Sport”,
che invece l’ha pubblicato. Differenza di sensibilità, essendo la “Gazzetta” più
in sintonia col pubblico italiano? No, la pubblicazione su “Sports World” avrebbe
avuto lo stesso effetto. La differenza è di valutazione delle fonti, dell’attendibilità
o dell’interesse privato (“conflitto d’interesse”) delle stesse. Ed
eventualmente di pagamento, che alcuni giornali praticano (pagano le fonti),
altri no, per una questione di principio.
Non
è finita. La “Gazzetta dello Sport”, direttore Monti in testa, scende in
campo per “uccidere la notizia”, come dicono i giornalisti inglese, invece di
metterla a frutto. Ha sostenuto la positività di Schwazer. Bene. Poi Schwazer
dice che è un complotto, e si penserebbe: “Bene, lo scandalo non è finito”. Invece
no, Monti dice: “Niente da fare, Schwazer è colpevole”, e la chiude lì. Perché
continuare a leggere la “Gazzetta dello Sport”? Si “uccide la notizia” per un
motivo, non per perdere lettori – ammesso che gli scandali portino lettori e
non li allontanino (“è sempre la stessa zolfa” – i giornali scandalistici infatti
durano poco).
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