giovedì 14 luglio 2016

L’informazione dopata

Dell’ultimo scandalo Schwazer è curiosa soprattutto l’informazione. È curioso che non si contesti l’attendibilità dell’analisi di laboratorio, come tutto induce a credere, perché il laboratorio d’analisi è tedesco. Fosse stato Schwazer un atleta tedesco, e il laboratorio di Bologna invece che di Colonia?
Il test della positività di Schwazer è stato offerto in esclusiva in anteprima a “Sports World”. Che non l’ha pubblicato. Poi è stato offerto alla “Gazzetta dello Sport”, che invece l’ha pubblicato. Differenza di sensibilità, essendo la “Gazzetta” più in sintonia col pubblico italiano? No, la pubblicazione su “Sports World” avrebbe avuto lo stesso effetto. La differenza è di valutazione delle fonti, dell’attendibilità o dell’interesse privato (“conflitto d’interesse”) delle stesse. Ed eventualmente di pagamento, che alcuni giornali praticano (pagano le fonti), altri no, per una questione di principio.
Non è finita. La “Gazzetta dello Sport”, direttore Monti in testa, scende in campo per “uccidere la notizia”, come dicono i giornalisti inglese, invece di metterla a frutto. Ha sostenuto la positività di Schwazer. Bene. Poi Schwazer dice che è un complotto, e si penserebbe: “Bene, lo scandalo non è finito”. Invece no, Monti dice: “Niente da fare, Schwazer è colpevole”, e la chiude lì. Perché continuare a leggere la “Gazzetta dello Sport”? Si “uccide la notizia” per un motivo, non per perdere lettori – ammesso che gli scandali portino lettori e non li allontanino (“è sempre la stessa zolfa” – i giornali scandalistici infatti durano poco).

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