Si fanno agguati ai poliziotti, da parte dei
neri, dopo gli scontri razziali di Dallas e Baton Rouge. Cinque poliziotti
uccisi e 19 feriti a Dallas, e altri poi a Saint Louis, in Georgia e a Louisiana.
Dove, a Baton Rouge, tre neri sono stati fermati che “cercavano armi e pallottole
per sparare alla polizia”, uno di venti anni, uno di diciassette e uno di tredici.
Ma si sono avuti lo stesso tre poliziotti uccisi e tre feriti. Per mano di un cecchino eroe di guerra, giovane, considerato, determinato. Trentacinque ne
sono stati uccisi quest’anno, l’anno scorso negli stessi mesi la metà.
È guerra contro la polizia, dunque. Che negli
Usa ha licenza di uccidere. Nel 2015 la polizia americana ha ucciso 1,152 persone,
per un terzo neri. I repubblicani che vanno armati alla convention di
Cleveland, perché lo Stato dell’Ohio glielo consente, sono folklore al
confronto. L’irruento Trump quasi una macchietta.
Gli Stati Uniti sono violenti con diritto. E
la presidenza molle di Obama ha acuito la violenza. Al vecchio sospetto
razziale minacciando concretamente ora di sovrapporre quello religioso. Per l’Is,
che il ritiro dal Medio Oriente, inopportunamente perfino annunciato, con
solennità, al Cairo, ha ingigantito fuori misura. E più per il ribellismo
islamista diffuso, il terrorismo.
Nella presidenza Obama si è riacuito anche il
pregiudizio razziale, di cui la figura stessa del presidente sembrava la
cancellazione definitiva. Per gli in dubbi eccessi anti-minoranze dell’azione
repressiva. La polizia non ha solo licenza di uccidere. Il 64 per cento dei
carcerati sono neri o ispanici, la cui quota sull’0insieme della popolazione è
solo del 37 per cento.
Se Trump è sintomo di una malattia, mlati sono
gli Stati Uniti – ma no, sono gli Usa di sempre, che però vogliono essere
governati da mano ferma.
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