Al termine di una presidenza americana debole,
anzi programmaticamente rinunciataria (“Gli Stati Uniti non possono fare tutto”),
l’Occidente si scopre indifeso. Anzi fragile, benché sempre ricco, il più ricco
di tutti. Su tutti i fronti, in Asia, nel Mediterraneo, nel Medio Oriente, all’interno
degli stessi Usa – diviso, incerto.
Quando manca la leadership americana, non c’è
Occidente. Dall’Ucraina alla Turchia e al terrorismo islamico. Incapace di gestire
un rapporto di forza. L’Europa non sa, non capisce, e gioca di rimbalzo. Gli
interessi extraoccidentali che in teoria dovrebbero schierarsi pro, fanno il gioco
contro – viene anche naturale riservarsi uno spazio, se la leadership è incerta
o assente. Alla guerra fredda sono succedute le presidenze Clinton, del “never had it so good”. E poi?
Totalmente instupidito - benché volutamente,
si direbbe - è l’Occidente di fronte all’oltranzismo delle autocrazie arabo-islamiche,
Turchia compresa, e al terrorismo delle stesse. Si dice che il terrorismo
islamico è una scheggia impazzita, che è contro l’establishment arabo-islamico.
Ma senza di esso? Da Riad ad Ankara, sarebbe poca cosa.
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