Adulterio - Kant non lo esclude,
seppure tra le “questioni casistiche”: “nella gravidanza, o se la donna è
divenuta sterile, e quando essa non sente alcuna inclinazione per l’atto”, Kant
dubita se non vi sia “una legge della ragione pratica, che, in collisione coi
suoi principi di determinazione, permetta, per una specie d’indulgenza,
qualcosa che pure è in se stesso illecito”, permetta cioè di scopare.
Ora è sparito col cornuto, d’improvviso,
due dei più densi filoni di letteratura. I femminicidi ripetuti sembrano dire
il contrario, ma solo all’apparenza: sono l’effetto del possesso, di una donna,
dei figli, non di una gelosia o un tradimento - vanno col mercato. Non amori, del resto, storie ci
sono, che non si possono narrare, non c’è materia, le botte di sesso stancano,
giusto le posizioni – sarà questo il destino della storia.
Analisi
- C’è ora la strana usanza di andare dal dottore per salvare se stessi, e
magari anche la convivenza. Andare dal dottore è già una malattia: se
l’analista è il malato che vuole curare, il paziente pure. Chi fosse in pace
con sé produrrebbe più voglia di vivere che non la divagante confessione
all’ignoto.
“Ero
gemma nascosta”, dice il Corano, “il mio raggio fulgente mi ha rivelata”. E se
non c’è fulgore? Né salva il sesso, che è il primo livellatore, toglie pure il
piacere della carne – il ricorso all’analisi è al 90 per cento sulla vita di
relazione, sessuale cioè.
Decostruzione –Applicata al racconto,
alla poesia, al romanzo, all’opera “di creazione”, è un nuovo racconto. O è
ridicola: non si può dimostrare che l’autore
ha voluto dire incomprensibilmente, o velatamente, questo e quello. Non è una
dimostrazione.
Dio
–
Colpi di mano (islamici) e frustrazioni (cattoliche, ortodosse, cristiane) lo
danno effettivamente in ritirata. Sono quelle operazioni-emozioni-rivalse di retroguardia,
colpi di coda.
Galileo – È il vero razionalista
“moderno”, che legge l’universo, ne “scopre” le leggi, e non lo sovverte, non
lo assoggetta. Non demonico. L’ermetismo, tra alchimia e cabbala ebraica,
influenza ancora Francesco Bacone, Copernico, Keplero, e lo stesso Newton, non
Galileo.
È il segreto della sua scrittura, scorrevole,
limpida – non vuole nascondere nulla.
Heidegger – Eco lo pone
nel “nuovo irrazionalismo ermetico” – tra gnosi e cabbala. È una chiave.
Si spiega l’heideggerismo di tanti pensatori
ebrei, malgrado l’antisemismo professo dell’uomo.
Un gnostico contemporaneo in effetti si
potrebbe dire, nell’essenziale e nei contorni. Del carattere impersonale.
Dell’umanità “gettata” nel mondo, da cui deve – e non riesce a – trovare una via
d’uscita, del rifiuto sia della contemporaneità (“tecnica”) sia in definitiva
della storia, che non sia nostalgia, indefinita – del contadino perfino e la
vita agreste, del montanaro.
Infinito – Indefinito.
Matrimonio
-
Balzac lo dice decretato in cielo, tanto
poco se ne sa. All’opposto dell’adulterio, che ha fatto la fortuna di due
secoli di commediografi. “Al tempo degli apostoli il matrimonio era tenuto in considerazione
così bassa che Tertulliano lo mette alla pari con l’adulterio”, opinano Bouvard
e Pécuchet e di più non si può dire, a parte il fatto che Tertulliano non è un
apostolo. Si
capisce Ibn Arabi, secondo il quale l’amore è la capacità di rendere visibile
l’invisibile, quando non si vede più nulla: l’incontinenza l’ha forse sdegnata,
benché ridicola, certo.
Nietzsche – Monumentale
gnostico moderno – contemporaneo, dell’epoca Excelsior. Il suo Übermensch lo è – la sua filosofia non è
giustamente per schiavi, è per signori.
Si legge allegramente, ma si elabora
pensosamente. È lui o non è lui?
Lui non aveva la barba. Non rifletteva
nemmeno molto, di preferenza scriveva. Lettere, opuscoli, pensieri, aforismi, e
quante conversazioni, amava pensarsi, e si faceva elaborando. È filosofo
“aperto” – difficile legare tutti i nodi - perché non si ripensava
(presupposti, assunti, sviluppi coerenti). È come se scrivesse di getto – e per
lo più così faceva. L’impromptu è il
suo metro.
Sacro
–
Deve essere esot-ico-erico, dice Jung. Ogni volta che ci diventa familiare
cerchiamo nuove fedi, “solo i simboli esotici sono sacrali”. Si spiega il
continuo “aggiornamento” delle chiese, e l’esegesi interminabile – il testo
sacro ha bisogno di un continuo aggiornamento. Compresi i dogmi dell’età del
positivismo – la chiesa fu positivista… Che però contrastano con
l’aggiornamento.
Segreto
– È ricetta facile del giornalismo a sensazione
– cioè, oggi, del giornalismo. Ma ha radici culturali – epocali – in una con la
società della crisi (la società più affluente e protetta della storia, anche
contro le sue stesse guerre). C’è, prevalentemente, nei riti e miti della vita
quotidiana, dalla politica al condominio e alla vita di coppia (le gelosie fredde,
al confine con la paranoia). E fin nella più alta – impegnata, impegnativa –
esperienza politica del Novecento, il comunismo. Per almeno un aspetto, che Eco
porta a esempio nella conferenza “Interpretazione e storia” (ora in
“Interpretazione e sovrainterpretazione”): “Quando Lukáks sostiene che l’irrazionalismo
filosofico degli ultimi due secoli è un’invenzione della borghesia che cerca di
reagire alla crisi cui si trova di fronte legittimando filosoficamente la
propria volontà di potenza e la propria pratica imperialistica, sta semplicemente
traducendo la sindrome gnostica in linguaggio marxista”.
Ma c’è di più: il comunismo-chiesa di
molte trattazioni era in realtà un comunismo-gnosi. Per il principio elitistico
del leninismo, che molti elementi di questo tipo – gnostici, volendo cercarne
le radici nel tempo – aveva introdotto in Marx. Della guida spirituale e morale
alla redenzione – poi degradata a culto dei capi.
Tempo
-
È irreversibile per lo stesso Dio, secondo la scolastica. Tomaso d’Aquino ne fa
l’exemplum con un curioso quesito,
invece del piatto rotto che non si può ricomporre: se Dio può ricostituire la
verginità perduta della donna - in una Quaestio
quodlibetalis, la fatwa degli
odierni ulema islamici: “Utrum Deus
possit virginem reparari”: se Dio può ricostituire la verginità di una donna
che l’ha perduta. Non può è la risposta. Può perdonarla, rimetterla in stato di
grazia, miracolarla anche fisicamente, ma non può cancellare la storia: non può
fare sì che ciò che è avvenuto non sia avvenuto, perché la violazione delle leggi temporali è contraria alla sua stessa
natura. Dio è tempo.
Si direbbe l’eventuale violazione contraria
al principio di non contraddizione. Ma potrebbe non esserci contraddizione, se
la perdita della verginità fosse avvenuta nella purezza – nel martirio. No, è
un caso di eventi successivi – del tempo in senso proprio, come storia, svolgimento.
È ordinato nella “sequenza cosmologica”,
dice Eco. Ma le sequenze cosmologiche sono rotative, ritornanti – quella dell’eterno
ritorno. Il prima e il dopo vi si aggiungono, nel cosmo sono assottigliati al
limite dell’imponderabile..
È irreversibile nella (a causa della?) sintassi
latina. La sequenze dei tempi nella consecutio
temporum è un sistema di subordinazioni logiche che diventano temporali.
L’ablativo assoluto, “il capolavoro del realismo fattuale” (Eco), non consente
di rimettere in discussione qualcosa che sia stato fatto o presupposto – è “un
dato di fatto”.
Il piatto rotto che non si può riparare
san Tomaso d’Aquino spiega curiosamente, in una “Quaestio quodlibetalis”, una
sorta di fatwa, parere autorevole di
un ulema, con la verginità: “Utrum
Deus possit virginem reparari”, se Dio può rifare vergine una donna che non lo
è più. Dio può perdonare, spiega l’Aquinate, può riportare allo stato di
grazia, e può anche miracolare, nel caso ricostituire la l’integrità fisica della
donna. Ma non può cancellare l’accaduto, la perdita della verginità.
zeulig@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento