Di destra e ultrafemminista - il sotttitolo
è “Storie di emancipazione interrotta”. Bisogna chiedere non la parità, bisogna
chiedere molto di più, “è soltanto con la disparità che possiamo liberarci dalla
discriminazione”. Avvocato di grido, per l’assoluzione di Andreotti e Sollecito,
suoi patrocinati, in politica con Fini, deputato per due legislature e
presidente della commissione Giustizia, l’avvocatessa Bongiorno vede la donna
oggi centauro, metà manager e metà casalinga, e la vuole liberare del tutto,
dalla casa.
Manager è la parola magica anche per
lei. E arrabbiata è sempre, con uno scopo: la politica non la lascia, è nella riserva della
Repubblica. Da avvocato sa che le leggi, anche quelle stringenti, contro lo
stupro o il femminicidio, sono ininfluenti in primo logo perché la giustizia è
lenta, lentissima, e resta formale. Non si cura delle priorità o urgenze
sociali – no, ha delle priorità, Bongiorno come avvocato di Andreotti l’ha sperimentato
per le cause di mafia, che fanno carriera, non è sensibile socialmente (però in
questo ha ragione: i delitti contro le donne non fanno fare carriera…)..
Giulia Bongiorno, Le donne corrono da sole, Rizzoli, pp. 216 € 17,50
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