Il
partito Repubblicano è partito sicuro nella campagna elettorale di avere comunque
la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti e negli Stati (nelle assemblee
legislative statali e nei governatorati), così come fa da un paio di decenni, grazie
all’accorto ridisegno delle circoscrizioni elettorali – il cosiddetto “redistributing”,
o “gerrymandering”. Il ridisegno, sempre praticato in America, fin dalle prime
elezioni, ai primi dell’Ottocento, è stato portato a scienza quasi esatta dal partito
Repubblicano. Con lo studio minuto del voto locale, blocco per blocco, se non
casa per casa. E la mobilitazione degli elettori registrati, noi diremmo
tesserati. Specie nelle votazioni di
medio-termine, dove l’elettore speso si astiene - all’ultimo voto di medio-termine,
due anni fa, solo un terzo degli elettori registrati Democratici ha votato.
Un
strategia elettorale messa a punto sotto le presidenze Clinton vent’anni fa, e
applicata con pignoleria dopo la débâcle
del 2008, l’anno della prima vittoria di Obama. In due anni, alle elezioni mid-term del 2010, i Repubblicani
seppero ottenere 63 seggi in più, col
controllo della Camera dei Rappresentanti, sei senatori in più, 29 dei 50
governatorati statali e 26 legislature statali..
Una
“redistribuzione” programmata, in un progetto Redmap, o Redistributing Majority
Project. Che ha consentito loro un semi-successo anche nella sconfitta
reiterata del 2012: i Democratici ebbero un milione e mezzo di voti in più dei
Repubblicani nelle elezioni per il Congresso, ma solo otto seggi, in tutto, in
più. Mentre i Repubblicani, protetti dalla “redistribuzione”, mantennero una
maggioranza solida di 33 seggi alla Camera bassa. Un risultato senza precedenti
nei settanta anni dalla fine della guerra, che il partito che aveva stravinto
al voto per il Congresso non ottenesse la maggioranza dei Rappresentanti.
I
Repubblicani vengono da una solida maggioranza locale, dopo il voto di
medio-termine del 2014, che ne ha confermato la strategia: 32 governatorati,
dieci in più rispetto al 2009, 33 delle 49 Camere dei Rappresentanti statali, e
35 dei 49 Senati statali (il Nebraska h un sistema unicamerale). Nel complesso,
i Repubblicani hanno, fino al voto di novembre, 816 seggi parlamentari statali in
più di quanti ne avevano prima della seconda vittoria di Obama.
Un
effetto della redistribuzione è di favorire gli elementi di partito più
radicali. Quindi, nel caso dei Repubblicani, quelli più di destra - Obama ne ha
fatto le spese: i presidenti Democratici hanno sempre potuto contare sui Repubblicani
moderati in Congresso per alcuni iniziative politiche o legislative, Obama mai.
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