Potrà
rilanciare il “Corriere della sera”, se ci riesce, ma non dovrà scoprire gli
altarini. Non ha un perimetro chiuso, Cairo, il nuovo padrone di Rcs, potrà
fare il meglio che saprà, ma è in libertà vigilata.
È
una rivoluzione che il nuovo editore ha avviato, anche se forse non se ne
accorge: un piemontese, di provincia per di più, che sfida l’olimpo milanese. Che
non è Della Valle ma il sistema Mediobanca, e la Procura. A cominciare dal capo
della Procura, Francesco Greco.
Cairo
conosce senz’altro Milano, poiché ci lavora e ci ha prosperato. Ma, intrepido
come si vuole e senza reti protettive, tanto più per questo non milanese, non mafioso,
saprà guardarsi le spalle? Ha vinto una gara, l’acquisto, e potrebbe vincere la
seconda, il rilancio, ma è sotto la mannaia dell’arresto per aggiotaggio.
Greco,
il capo della Procura, è molto legato all’establishment
milanese che ha dissestato il “Corriere della sera”. Da quando insabbiò lo
scandalo che aveva portato al fallimento il gruppo già vent’anni fa, con un
buco di 1.300 miliardi di lire, circa 700 milioni di euro, scomparsi tra fondi
neri, politici e personali, dei dirigenti, sovraffaturazioni a beneficio dei
soci, pagamenti in nero: una serie comprovata di malversazioni su cui Greco non
fece il minimo atto istruttorio , benché gli ammanchi fossero stati segnalati e
documentati da Kpmg, allora primaria società di auditing. E dopo qualche anno,
in virtù delle assidue frequentazioni con l’avvocato Jaeger, legale dei padroni
della Rcs, dichiarò chiusa l’inchiesta senza colpevoli.
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