Non
c’è la fucilazione né la Siberia, non c’è nemmeno la Lubianka, ma la denuncia
pubblica e le purghe sì. La denuncia pubblica peraltro nella stessa forma della
Russia sovietica, della cistka, che
poi significa purga: la comunità, di quartiere, di fabbrica, di ufficio, che denuncia
pretendendo l’autodenuncia. Un sistema di giustizia che si voleva molto
democratico, allo stesso modo come oggi la cistka
si vuole pubblica in streaming, per
maggiore openness, ma significa: oggi
a me, domani a te. C’è pure la denuncia obbligatoria, non più dei “Morosov”, dei
bambini contro i padri, i pensionati e gli altri nullafacenti sono mobilitati, e
rispondono operosi a denunciare di tutto e di più. E l’anatema: chi non è con
noi è un corrotto e un farabutto, noi non sappiamo ma lui sa perché. C’è anche
il culto del Capo, la cui parola è decisiva sempre (chi l’avrebbe detto, di un
comico!)
La
grande differenza non è la fucilazione, né la Siberia. Quelle ci sono sempre,
sotto specie di seppellimento dell’avversario, anche se criogenico, senza gas
né vermi. La differenza è che in quel sistema molti avevano pagato con la vita
per affermare questo diritto, di fare male agli altri. Qui invece esso è stato largito
dai padroni del vapore munifici, per bloccare quel minimo di governo che può
dare fastidio ai loro affari. Imponendoci coi loro giornali e le tv, a tappeto,
refoulés d’ogni bordo e giovani già
falliti, i miracolati di nessuna speranza e ogni altro povero di spirito,
compresi i nostalgici di terza, ormai, o quarta generazione. La riprova è che
nessun comico o vignettista nei loro spettacolini osa nemmeno per celia ridere
di questa ridicola messinscena.
Mandati
al potere, piccolo ancora per fortuna, qualche comune, litigano fra di loro
senza freni, per la bassissima cultura politica. Da condominio. Da trivio.
Che
cosa vuole Grillo, cosa propone?
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