giovedì 11 agosto 2016

Il Grillo sovietico

Non c’è la fucilazione né la Siberia, non c’è nemmeno la Lubianka, ma la denuncia pubblica e le purghe sì. La denuncia pubblica peraltro nella stessa forma della Russia sovietica, della cistka, che poi significa purga: la comunità, di quartiere, di fabbrica, di ufficio, che denuncia pretendendo l’autodenuncia. Un sistema di giustizia che si voleva molto democratico, allo stesso modo come oggi la cistka si vuole pubblica in streaming, per maggiore openness, ma significa: oggi a me, domani a te. C’è pure la denuncia obbligatoria, non più dei “Morosov”, dei bambini contro i padri, i pensionati e gli altri nullafacenti sono mobilitati, e rispondono operosi a denunciare di tutto e di più. E l’anatema: chi non è con noi è un corrotto e un farabutto, noi non sappiamo ma lui sa perché. C’è anche il culto del Capo, la cui parola è decisiva sempre (chi l’avrebbe detto, di un comico!)
La grande differenza non è la fucilazione, né la Siberia. Quelle ci sono sempre, sotto specie di seppellimento dell’avversario, anche se criogenico, senza gas né vermi. La differenza è che in quel sistema molti avevano pagato con la vita per affermare questo diritto, di fare male agli altri. Qui invece esso è stato largito dai padroni del vapore munifici, per bloccare quel minimo di governo che può dare fastidio ai loro affari. Imponendoci coi loro giornali e le tv, a tappeto, refoulés d’ogni bordo e giovani già falliti, i miracolati di nessuna speranza e ogni altro povero di spirito, compresi i nostalgici di terza, ormai, o quarta generazione. La riprova è che nessun comico o vignettista nei loro spettacolini osa nemmeno per celia ridere di questa ridicola messinscena.
Mandati al potere, piccolo ancora per fortuna, qualche comune, litigano fra di loro senza freni, per la bassissima cultura politica. Da condominio. Da trivio.
Che cosa vuole Grillo, cosa propone?

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