Cesare
–
Un aristocratico impoverito - fece di necessità virtù. E un intrigante, più
abile di tutti in un mondo di intrighi (Crasso, Pompeo, Cicerone, e tutti gli
Optimates, Catone in testa).
Matriarcato – L’opinione
degli studiosi africani concorde, almeno di quelli dell’Africa Occidentale,
attorno al golfo di Guinea, di Cheikh Anta Diop, Léopold Sédar Senghor, Josepgh
Ki-Zerbo, e dei caraibici, di Haiti e altrove, Aimé Césaire, René Depestre, Patrick
Chamoiseau, Raphaël Confiant, è che nelle
società sedentarizzate, moderne e antiche, comprese le africane, il regime è
sempre matriarcale. Anche dove le religioni, gli usi o gli Stati privilegiano gli uomini. Anzi con
più sostanza in questi casi, poiché le leggi danno l’illusione del potere,
mentre al riparo da esse le donne tessono la rete dei controlli reali.
Roger Bastide ne ha trovato ramificazioni
in tutti i rivoli dei due triangoli americani, matrice il golfo di Guinea, i
cui figli, camuffati da servi nella commedia della storia, hanno stregato gli
indiani e gli stessi europei, attraverso vudù, macumbe e candomblé, danze, misteri
e trances. Attraverso il punto nodale - che Bachofen non ha individuato
perché nell’Ottocento la famiglia era fuori della storia e della sociologia,
essendo un valore ideale – della procreazione. Una “strategia” femminile si
svilupperebbe dentro la famiglia con la procreazione, per tracce quindi indelebili:
il sangue, il cibo, i calori, le radici della volontà, della produzione di
figli la madre essendo fattrice e custode.
La donna è stata in effetti assoggettata
nel breve periodo del nomadismo, quando i figli venivano abbandonati o uccisi,
sopratutto le femmine: era moglie nel breve momento in cui era vaso del
cavaliere, per il resto era serva. E non c’è nomadismo in Africa al di sotto
del Sahara, da tempo immemorabile: non si fuggiva dal continente che oggi,
senza l’aria condizionata, sembra invivibile.
Pirateria
–
È oggi per la prima volta estinta – confinata a poche operazioni, di poco
conto, con imbarcazioni di minimo stallaggio e nemmeno veloci, sulla costiera
africana dell’Oceano Indiano. Fino all’Ottocento inoltrato ha sempre
imperversato nel Mediterraneo, e dopo la scoperta dell’America nel’Atlantico. Dove
agì anche come braccio armato nelle guerre tra le grandi potenze, specie tra Spagna
e Inghilterra – a beneficio dell’Inghilterra.
Fu un atto di pirateria l’11
settembre della Repubblica romana, di Roma antica. Nel 68 a.C. la flotta militare
romana fu data alle fiamme nella base invernale di Ostia, e due pretori,
Sestilio e Bellino, che si trovavano a Ostia per ispezionare la flotta e i
magazzini, furono rapiti insieme con i collaboratori e le guardie del corpo (i
littori, sei ciascuno). Furono distrutte diciannove triremi da guerra, e due
magazzini di granaglie. Circa duecento uomini furono uccisi. Una richiesta salata
di riscatto fu presto inviata per i due pretori. Era l’ultimo di una serie di attacchi
pirateschi nelle vicinanze della città: alla base di Gaeta, a quella di Brindisi,
ai tesori del grande tempio di Crotone, e a Capo Miseno, dove anche la flotta
militare svernava, dove era stata rapita a scopo di riscatto la nobile Antonia.
Analoga a quella americana dell’11
settembre fu la reazione di Roma all’attacco a Ostia. Le voci più incredibili sulla
capacità offensiva dei pirati si accreditarono: avevano mille navi, avevano
un’organizzazione multinazionale, avevano armi terribili, come le frecce
avvelenate e il fuoco greco, avevano rifugi inattaccabili. Lungo la via del
Mare fu disposta una serie di pali segnaletici
cui dare fuoco quando le navi dei pirati fossero viste risalire il Tevere… La
lotta tra Pompeo e Crasso si intensificò. Pompeo ottenne il comando di tutte le
truppe, di mare e di terra – e i pirati sgominò in poche settimane. Ma fu una
prova generale della dittatura: l’effetto fu dirompente sugli equilibri
politici di Roma, e la lunga guerra civile si avviava senza saperlo, che culminerà
con la dittatura di Cesare.
Pornocrazia - Non è italica, curiosamente – Matilde di
Canossa, e poi chi altri, Caterina Riario Sforza – ma senza successo? Caterina
dei Medici poté esercitare solo in Francia. La “pornocrazia” nel senso di
governo delle donne, che ora si dovrebbe inaugurare negli Usa con Hillary
Clinton, dopo la Germania di Angela Merkel – altri due paesi che ne sono stati
immuni. Fu singolarmente assente nella storia di Roma, sia repubblicana che
imperiale. Nemmeno sotto forma di intrigo o di governo surrettizio, di madri,
sorelle, spose o amanti su compagni deboli. Ci sono esempi nell’antichità di
governo delle donne in tute le esperienze note, nella storia e nell’antropologia,
ma non a Roma. Ce ne sono a Roma perfino nella chiesa, nella storia-leggenda
della papessa Giovanna, ma per la Roma classica nemmeno sotto questa forma
parodistica. Per non dire - della chiesa - delle tante donne ch ne dominarono le assise
attorno all’anno Mille. Per esempio di Marozia,. Figlia di papa, amante di
papa, e madre di papa - Maria dei Conti (di Tuscolo), detta Mariozza,
storpiato in “Marozia”, riuscì a imporre a Roma tre papi, l’ultimo dei quali,
Giovanni XI, era suo figlio bastardo, adulterino e sacrilego, frutto degli amori
con papa Sergio III, amori di quando aveva tredici anni.
Razzismo – Se ne è detto e se ne dice molto, ma il fatto storico è
semplice: nasce in Europa, con la tratta dei negri. In Spagna, Portogallo,
Inghilterra, Olanda, Francia, le nazioni che esercitarono per tre secoli la
tratta. In un mercato rifornito dagli arabi. Schiavi – schiave – ce n’erano
anche prima nell’Europa cristiana moderna. Provenienti dal Nord Africa e
dall’impero ottomano. Pochi anche dall’Africa, ma come curiosità, e curiosamente
in genere presto affrancati. Ma dopo Colombo gli africani divennero merce
privilegiata, un mercato continentale: l’Africa fu letteralmente spopolata e
trapiantata.
Così ne riepiloghiamo la stoia in Astolfo, “La gioia del giorno”:
“La scoperta dell’Africa è recente, fu fatta dai posteri. Ogni giorno
per cinque secoli da quando, il 6 gennaio 1454, papa Niccolò V diede ai
portoghesi in esclusiva la tratta dei negri affinché venissero tratti alla fede
in Cristo. Era un papa pio, Tommaso Parentucelli, umanista, non nepotista,
committente a Roma di fra’Angelico e Benozzo Gozzoli, bibliofilo e fondatore
effettivo della biblioteca Vaticana con la donazione della personale collezione
di 1.200 manoscritti, il primo dei papi del Rinascimento, ansioso di reagire
alla rovinosa caduta di Costantinopoli sei mesi prima, che, dicono le cronache,
“riempì l’Europa di orrore e paura”. Caduto nel vuoto il suo invito alla
crociata, il papa si preoccupò si salvare il resto del mondo.
“Il compito fu diviso mezzo secolo dopo,
in tempo per ripopolare l’America che la scoperta decimava coi suoi virus, da
papa Alessandro VI Borgia fra i portoghesi e i suoi connazionali spagnoli con
la famosa raja a 270
miglia a Ovest delle Azzorre tracciata nel trattato di
Tordesillas, allargando con la concorrenza il mercato. Presto i contratti
registrarono “toneladas de negros”, “mil toneladas de negros” e
fino a “diez mil toneladas de negros”, prima per l’Europa, poi per le Americhe.
“Si estingueva il mercato degli «sciti»,
di chiunque cioè vivesse fra la
Grecia e la
Cina , che Venezia importò in quantità nel Tre-Quattrocento -
“sozza gioventù” e commercio luttuoso, a giudizio del Petrarca, avendo “inquinato
con la deforme turpitudine dei volti di Scizia l’immagine bellissima” della
Serenissima, paragonabile a “un torbido torrente che si riversi in un fiume
purissimo”, che il poeta meglio avrebbe visto “nei suoi campi pietrosi a strappare
con i denti e con le unghie le poche erbe”. In tutto solcarono l’Atlantico
quindici milioni di africani, non contando i dieci commerciati dai vicini arabi:
tre olocausti legali, più almeno uno per ripascere l’oceano. Dieci di essi,
dieci milioni, furono trasportati e venduti da negrieri olandesi, che erano
operosi, mentre gli iberici posavano a signori – e questo senz’altro incide
sull’accumulazione, sulle origini del capitalismo. Il mercato raggiunse il
culmine nel Settecento, che si pose e risolse il problema di dargli fondamento
ideale con il razzismo, la cultura primitiva diventando mente primitiva…..
“Spiegò Bossuet, giansenista
intransigente, uno che si dimise da vescovo: “Condannare la schiavitù è
condannare lo Spirito Santo, che ordina agli schiavi, per bocca di san Paolo,
di restare nel loro stato, e non obbliga i padroni ad affrancarli”. È un secolo
che i vescovi supplicarono il papa di “anticipare i tempi in cui sarà tolto
l’anatema sui discendenti di Cam”, l’anatema della Bibbia, senza risposta. Era
al Concilio Vaticano, del 1870. Il Dio dei cristiani è biblico, nei tempi come
nelle maledizioni”.
La tratta non è più, da tempo, materia di studio,
ma nella durata e l’impatto non è oggetto di contestazione. Col razzismo collegato
alla tratta fu elaborata anche la dottrina della “limpieza de sangre”. Che di fatto ha imperversato fino a recente,
nelle guerre tra ex jugoslavi, ma teoricamente non ebeb fortuna e fu presto
abbandonata – indimostrabile, e anche molto classista: le genealogie sono
classiste. Vennero in sua vece le “giustificazioni”, biologiche e culturali. All’insegna
dei primati, della superiorità. Vennero dopo un paio di secoli, dopo che era partita
la gara nazionalista in Europa. Avviate anche accademicamente, in ambito
anglo-tedesco, con l’università di Gottinga, fondata nel 1740 per sancire
questa supremazia, che presto si illustrerà col mito “ariano” – ariogemanico.
Re –Sono un simbolo, e più spesso che non sono stati scelti fuori
tribù. Erano del resto elettivi, la discendenza regale è recente e limitata. Molti
sono stati quelli “adottivi” di origine tedesca, in Russia (Caterina II),
Grecia, Messico, in Spagna, e soprattutto in Inghilterra. Le grandi inimicizie europee del’Otto-Novecento si sono coagulate
attorno a principi tedeschi, di Germania e di fuori. L’inimicizia
franco-tedesca, cui dobbiamo le due guerre mondiali, divampò nel 1870 (aveva precedenti
nel Sei-Setteceto, e nelle invasioni rivoluzionarie, cioè napoleoniche, ma fu
combattuta alla morte con le guerre mondiali) attorno all’accessione di un principe
tedesco al trono di Spagna.
Sul rapporto anglo-tedesco, invece, la comune dinastia
tedesca – i Windsor erano Sassonia-Coburgo fino al 1914 - incise poco: il
kaiser si diceva volentieri il cugino dei regnanti a Londra, ma i cugini inglesi
ci sentivano poco: la nozione di equilibrio, che la Germania sfidava nel
continente e con la flotta, ha prevalso sul sentimento dinastico. Sia nel 1914
che nel 1939 Londra sapeva dei piani tedeschi di egemonia in Europa, che solo aspettavano
un casus belli – come era avvenuto
nel 1870 – e si schierò senza tentennamenti.
Tribù – Roma repubblicana era divisa in 35 tribù. Il consenso
politico alle tante elezioni che costellavano la vita politica si acquisiva per
tribù.
astolfo@antiit.eu
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