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domenica 7 agosto 2016

Il mondo com'è (271)

astolfo

Cesare – Un aristocratico impoverito - fece di necessità virtù. E un intrigante, più abile di tutti in un mondo di intrighi (Crasso, Pompeo, Cicerone, e tutti gli Optimates, Catone in testa).

Matriarcato – L’opinione degli studiosi africani concorde, almeno di quelli dell’Africa Occidentale, attorno al golfo di Guinea, di Cheikh Anta Diop, Léopold Sédar Senghor, Josepgh Ki-Zerbo, e dei caraibici, di Haiti e altrove, Aimé Césaire, René Depestre, Patrick Chamoiseau, Raphaël Confiant, è che nelle società sedentarizzate, moderne e antiche, comprese le africane, il regime è sempre matriarcale. Anche dove le religioni, gli usi  o gli Stati privilegiano gli uomini. Anzi con più sostanza in questi casi, poiché le leggi danno l’illusione del potere, mentre al riparo da esse le donne tessono la rete dei controlli reali.
Roger Bastide ne ha trovato ramificazioni in tutti i rivoli dei due triangoli americani, matrice il golfo di Guinea, i cui figli, camuffati da servi nella commedia della storia, hanno stregato gli indiani e gli stessi europei, attraverso vudù, macumbe e candomblé, danze, misteri e trances. Attraverso il punto nodale - che Bachofen non ha individuato perché nell’Ottocento la famiglia era fuori della storia e della sociologia, essendo un valore ideale – della procreazione. Una “strategia” femminile si svilupperebbe dentro la famiglia con la procreazione, per tracce quindi indelebili: il sangue, il cibo, i calori, le radici della volontà, della produzione di figli la madre essendo fattrice e custode.
La donna è stata in effetti assoggettata nel breve periodo del nomadismo, quando i figli venivano abbandonati o uccisi, sopratutto le femmine: era moglie nel breve momento in cui era vaso del cavaliere, per il resto era serva. E non c’è nomadismo in Africa al di sotto del Sahara, da tempo immemorabile: non si fuggiva dal continente che oggi, senza l’aria condizionata, sembra invivibile.

Pirateria – È oggi per la prima volta estinta – confinata a poche operazioni, di poco conto, con imbarcazioni di minimo stallaggio e nemmeno veloci, sulla costiera africana dell’Oceano Indiano. Fino all’Ottocento inoltrato ha sempre imperversato nel Mediterraneo, e dopo la scoperta dell’America nel’Atlantico. Dove agì anche come braccio armato nelle guerre tra le grandi potenze, specie tra Spagna e Inghilterra – a beneficio dell’Inghilterra.
Fu un atto di pirateria l’11 settembre della Repubblica romana, di Roma antica. Nel 68 a.C. la flotta militare romana fu data alle fiamme nella base invernale di Ostia, e due pretori, Sestilio e Bellino, che si trovavano a Ostia per ispezionare la flotta e i magazzini, furono rapiti insieme con i collaboratori e le guardie del corpo (i littori, sei ciascuno). Furono distrutte diciannove triremi da guerra, e due magazzini di granaglie. Circa duecento uomini furono uccisi. Una richiesta salata di riscatto fu presto inviata per i due pretori. Era l’ultimo di una serie di attacchi pirateschi nelle vicinanze della città: alla base di Gaeta, a quella di Brindisi, ai tesori del grande tempio di Crotone, e a Capo Miseno, dove anche la flotta militare svernava, dove era stata rapita a scopo di riscatto la nobile Antonia.
Analoga a quella americana dell’11 settembre fu la reazione di Roma all’attacco a Ostia. Le voci più incredibili sulla capacità offensiva dei pirati si accreditarono: avevano mille navi, avevano un’organizzazione multinazionale, avevano armi terribili, come le frecce avvelenate e il fuoco greco, avevano rifugi inattaccabili. Lungo la via del Mare fu disposta una  serie di pali segnaletici cui dare fuoco quando le navi dei pirati fossero viste risalire il Tevere… La lotta tra Pompeo e Crasso si intensificò. Pompeo ottenne il comando di tutte le truppe, di mare e di terra – e i pirati sgominò in poche settimane. Ma fu una prova generale della dittatura: l’effetto fu dirompente sugli equilibri politici di Roma, e la lunga guerra civile si avviava senza saperlo, che culminerà con la dittatura di Cesare.

Pornocrazia -  Non è italica, curiosamente – Matilde di Canossa, e poi chi altri, Caterina Riario Sforza – ma senza successo? Caterina dei Medici poté esercitare solo in Francia. La “pornocrazia” nel senso di governo delle donne, che ora si dovrebbe inaugurare negli Usa con Hillary Clinton, dopo la Germania di Angela Merkel – altri due paesi che ne sono stati immuni. Fu singolarmente assente nella storia di Roma, sia repubblicana che imperiale. Nemmeno sotto forma di intrigo o di governo surrettizio, di madri, sorelle, spose o amanti su compagni deboli. Ci sono esempi nell’antichità di governo delle donne in tute le esperienze note, nella storia e nell’antropologia, ma non a Roma. Ce ne sono a Roma perfino nella chiesa, nella storia-leggenda della papessa Giovanna, ma per la Roma classica nemmeno sotto questa forma parodistica. Per non dire - della chiesa -  delle tante donne ch ne dominarono le assise attorno all’anno Mille. Per esempio di Marozia,. Figlia di papa, amante di papa, e madre di papa - Maria dei Conti (di Tuscolo), detta Mariozza, storpiato in “Marozia”, riuscì a imporre a Roma tre papi, l’ultimo dei quali, Giovanni XI, era suo figlio bastardo, adulterino e sacrilego, frutto degli amori con papa Sergio III, amori di quando aveva tredici anni. 

Razzismo – Se ne è detto e se ne dice molto, ma il fatto storico è semplice: nasce in Europa, con la tratta dei negri. In Spagna, Portogallo, Inghilterra, Olanda, Francia, le nazioni che esercitarono per tre secoli la tratta. In un mercato rifornito dagli arabi. Schiavi – schiave – ce n’erano anche prima nell’Europa cristiana moderna. Provenienti dal Nord Africa e dall’impero ottomano. Pochi anche dall’Africa, ma come curiosità, e curiosamente in genere presto affrancati. Ma dopo Colombo gli africani divennero merce privilegiata, un mercato continentale: l’Africa fu letteralmente spopolata e trapiantata.
Così ne riepiloghiamo la stoia in Astolfo, “La gioia del giorno”:
La scoperta dell’Africa è recente, fu fatta dai posteri. Ogni giorno per cinque secoli da quando, il 6 gennaio 1454, papa Niccolò V diede ai portoghesi in esclusiva la tratta dei negri affinché venissero tratti alla fede in Cristo. Era un papa pio, Tommaso Parentucelli, umanista, non nepotista, committente a Roma di fra’Angelico e Benozzo Gozzoli, bibliofilo e fondatore effettivo della biblioteca Vaticana con la donazione della personale collezione di 1.200 manoscritti, il primo dei papi del Rinascimento, ansioso di reagire alla rovinosa caduta di Costantinopoli sei mesi prima, che, dicono le cronache, “riempì l’Europa di orrore e paura”. Caduto nel vuoto il suo invito alla crociata, il papa si preoccupò si salvare il resto del mondo.
“Il compito fu diviso mezzo secolo dopo, in tempo per ripopolare l’America che la scoperta decimava coi suoi virus, da papa Alessandro VI Borgia fra i portoghesi e i suoi connazionali spagnoli con la famosa raja a 270 miglia a Ovest delle Azzorre tracciata nel trattato di Tordesillas, allargando con la concorrenza il mercato. Presto i contratti registrarono “toneladas de negros”, “mil toneladas de negros” e fino a “diez mil toneladas de negros”, prima per l’Europa, poi per le Americhe.
“Si estingueva il mercato degli «sciti», di chiunque cioè vivesse fra la Grecia e la Cina, che Venezia importò in quantità nel Tre-Quattrocento - “sozza gioventù” e commercio luttuoso, a giudizio del Petrarca, avendo “inquinato con la deforme turpitudine dei volti di Scizia l’immagine bellissima” della Serenissima, paragonabile a “un torbido torrente che si riversi in un fiume purissimo”, che il poeta meglio avrebbe visto “nei suoi campi pietrosi a strappare con i denti e con le unghie le poche erbe”. In tutto solcarono l’Atlantico quindici milioni di africani, non contando i dieci commerciati dai vicini arabi: tre olocausti legali, più almeno uno per ripascere l’oceano. Dieci di essi, dieci milioni, furono trasportati e venduti da negrieri olandesi, che erano operosi, mentre gli iberici posavano a signori – e questo senz’altro incide sull’accumulazione, sulle origini del capitalismo. Il mercato raggiunse il culmine nel Settecento, che si pose e risolse il problema di dargli fondamento ideale con il razzismo, la cultura primitiva diventando mente primitiva…..
Spiegò Bossuet, giansenista intransigente, uno che si dimise da vescovo: “Condannare la schiavitù è condannare lo Spirito Santo, che ordina agli schiavi, per bocca di san Paolo, di restare nel loro stato, e non obbliga i padroni ad affrancarli”. È un secolo che i vescovi supplicarono il papa di “anticipare i tempi in cui sarà tolto l’anatema sui discendenti di Cam”, l’anatema della Bibbia, senza risposta. Era al Concilio Vaticano, del 1870. Il Dio dei cristiani è biblico, nei tempi come nelle maledizioni”.

La tratta non è più, da tempo, materia di studio, ma nella durata e l’impatto non è oggetto di contestazione. Col razzismo collegato alla tratta fu elaborata anche la dottrina della “limpieza de sangre”. Che di fatto ha imperversato fino a recente, nelle guerre tra ex jugoslavi, ma teoricamente non ebeb fortuna e fu presto abbandonata – indimostrabile, e anche molto classista: le genealogie sono classiste. Vennero in sua vece le “giustificazioni”, biologiche e culturali. All’insegna dei primati, della superiorità. Vennero dopo un paio di secoli, dopo che era partita la gara nazionalista in Europa. Avviate anche accademicamente, in ambito anglo-tedesco, con l’università di Gottinga, fondata nel 1740 per sancire questa supremazia, che presto si illustrerà col mito “ariano” – ariogemanico.

Re –Sono un simbolo, e più spesso che non sono stati scelti fuori tribù. Erano del resto elettivi, la  discendenza regale è recente e limitata. Molti sono stati quelli “adottivi” di origine tedesca, in Russia (Caterina II), Grecia, Messico, in Spagna, e soprattutto in Inghilterra. Le grandi inimicizie europee del’Otto-Novecento si sono coagulate attorno a principi tedeschi, di Germania e di fuori. L’inimicizia franco-tedesca, cui dobbiamo le due guerre mondiali, divampò nel 1870 (aveva precedenti nel Sei-Setteceto, e nelle invasioni rivoluzionarie, cioè napoleoniche, ma fu combattuta alla morte con le guerre mondiali) attorno all’accessione di un principe tedesco al trono di Spagna.  
Sul rapporto anglo-tedesco, invece, la comune dinastia tedesca – i Windsor erano Sassonia-Coburgo fino al 1914 - incise poco: il kaiser si diceva volentieri il cugino dei regnanti a Londra, ma i cugini inglesi ci sentivano poco: la nozione di equilibrio, che la Germania sfidava nel continente e con la flotta, ha prevalso sul sentimento dinastico. Sia nel 1914 che nel 1939 Londra sapeva dei piani tedeschi di egemonia in Europa, che solo aspettavano un casus belli – come era avvenuto nel 1870 – e si schierò senza tentennamenti.


Tribù – Roma repubblicana era divisa in 35 tribù. Il consenso politico alle tante elezioni che costellavano la vita politica si acquisiva per tribù.

astolfo@antiit.eu

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